Non so più dove cercare

Non so quanti la conoscono, ma Daria è una serie TV prodotta da MTV degli stessi creatori di Beavis and Butt-head. Per ulteriori informazioni sulla serie vi rimando alla (sempre fedele) pagina di wikipedia.

Sono giorni, settimane, mesi, anni che sono alla ricerca del cofanetto DVD della serie in italiano (il doppiaggio è infatti qualcosa di perfetto, a mio parere meglio dell’originale), senza però riuscire a trovarla da nessuna parte. Oggi sono andato in centro a Milano, armato di carta di credito ma, ahimè, conscio delle scarse possibilità.

Feltrinelli: nulla.
Mondadori: nulla.
FNAC:
Scusi, starei cercando i DVD della serie Daria…
Uhm… Daria… ah, quelli della ragazzina sfigata!
Esatto!
Guarda, lavoro qui da 10 anni e non ne ho mai visto un DVD. Mi dispiace“.

Su internet pare inesistente: amazon propone solo la versione tedesca dei due film mentre ebay e lo store mtv lo mettono disponibile solo in america con formato regionale incompatibile con quello europeo e, a concludere in bellezza questa sagra del fallimento, sembra impossibile da trovare anche in quei canali meno… ecco… legali.

Non so più dove cercare, sono demoralizzato e incavolato con MTV Italia: capisco che sia una serie vecchia di 13 anni, ma è decisamente meglio di quello schifo di Jersey Shore che, a quanto pare, esiste pure in DVD. A che pro, dico io! Ma vomito!

Lancio qui dunque il mio ultimo, disperato appello: chiunque conosca un posto su questo pianeta in cui vendono la serie in italiano di Daria, me lo dica. Sono disposto a pagare col sangue di una vergine. Rarissimo.

È tutta colpa “nostra”

L’altro giorno ero seduto in treno sulla via del ritorno a casa. Sorvolando sul ritardo di Trenitalia per cui ho dovuto correre la maratona di New York per prendere la coincidenza, sono alla fine riuscito a prendere il passante e sedermi comodamente lato finestrino.

All’altezza di Melegnano salgono 4 persone, un adulto e 3 bambini di 7-8 anni o giù di lì. Li vedo molto agitati, i bambini intendo. Parlottano, si girano di continuo e sembrano preoccupati. Entro quindi in modalità pettegola e spengo a loro insaputa l’iPod per poter meglio capire la causa del loro comportamento.

“Cavolo, spero non passi… guarda di là, io guardo di qua…”

Mi è subito chiaro che questi sono saliti senza biglietto. Non per errore, non perchè hanno preso il treno all’ultimo e non hanno avuto il tempo di comprarlo, ma volutamente. Dei bambini delle elementari, sotto la supervisione di un adulto sono saliti sul treno senza biglietto.

Non voglio fare il moralista, è capitato anche a me (per causa forze maggiori – obliteratrice non funzionante) di non pagare il biglietto, ma quello che mi da fastidio è che quell’adulto, quella madre, ha permesso tutto ciò. Invece di insegnare ai figli che è giusto e doveroso comprare il biglietto, ha passato il messaggio che “sì, basta che non ti becchi il controllore…”. Quest’idea tutta italiana di fare i furbi, di fregare il sistema, qualcuno me la deve spiegare.

Sarò esagerato, ma non posso non pensare a cosa faranno questi bambini diventati più grandi. Si limiteranno a pensare a questo episodio come un errore da non rifare, oppure continueranno a comportarsi in questo modo, a fare gli sgamati e dire “ma sì, comprare il biglietto è da sfigati…”?

Io pago l’abbonamento ogni mese: è caro, il servizio fa cagare, ma è giusto che lo faccia. Ecco, forse a questi bambini non sarà molto chiaro nella loro vita cos’è giusto e cosa sbagliato. E la colpa è solo nostra che glielo insegniamo.

Instagram vs Camera360

Come sciorinato ovunque, su social network e blog, oggi è stata rilasciata la versione Android di Instagram, l’oramai famosissima app per foto inizialmente disponibile solo nell’Apple Store.

Da tempo sul mio androide (HTC Desire) utilizzo Camera360 per fare ciò che fa Instagram ma, curioso, ho voluto comunque provare questa novità. Dopo qualche ora di utilizzo ecco le prime impressioni e una bella tabella comparativa per le due applicazioni:

Camera360
Instagram
Qualità foto (rispetto ad una foto con camera di default) Identica Inferiore
Salvataggio originale Solo su richiesta. Sempre.
Salvataggio foto filtrata Specificato dall’utente (default: cartella camera) Cartella instagram
Numero effetti 17 + ulteriori personalizzazioni per ogni effetto 18
Dimensione media foto 200KB~2MB (risoluzione configurabile in base al dispositivo) 200KB (risoluzione standard 960×960)
Condivisione social network esterni 8 social di default + lista in base alle app installate sul dispositivo 4 social
Condivisione social network interno No Social integrato con funzionalità di follow, commento e like.
Importazione file esterni
Eliminazione foto dalla memoria No
Link Google Play Google Play
Prezzo Gratis Gratis

In conclusione, se state cercando un’applicazione per foto filtrate da condividere col mondo e se volete pure commentarle, sfogliarle, mostrarle, ecc ecc… allora scegliete Instagram. Se invece volete un’applicazione per foto filtrate che faccia ciò che volete voi, configurabile in numerosi aspetti ma senza la parte social dedicata, allora scegliete Camera360.

Nel mio caso, la scelta ricade decisamente in quest’ultima app: Camera360 vince facile.

A te

A te, che nel 2012 con un computer all’ultimo grido utilizzi una versione craccatissima di Office 2000, permettimi di dire una cosa: hai battuto forte la testa?

Per quale sarcavolo di motivo devi ostinarti ad usare software vecchio di 12 anni quando la versione recente funziona meglio, ha più funzionalità ed è anche più bella esteticamente? Perché devi volerti così male da usare ancora windows XP con Internet Explorer 6, con il calendario che segna “26 marzo 2002” perchè neppure lui ci crede che lo stai davvero utilizzando nel 2012.

C’è gente che si è fatta il mazzo per craccare Windows 7 che ti verrà passato sotto banco da tuo cuggino, se ti va male. Se ti va bene avrai pure sufficienti competenze per cliccare il pulsante “scarica ora e scansiona il pc” su quel dubbio sito internet di origine rumenostrogota, così almeno ti si friggerà il computer e sarai costretto a comprarne uno nuovo con Windows 7 preinstallato.

E se sei uno di quelli che ancora non ha buttato via il suo Pentium II a cartuccia, 64Mb di ram e 2GB di disco perchè il software della contabilità gira ancora su DOS: apri gli occhietti e invece di regalare iPhone ai dipendenti paga uno stramaledetto software che giri su un sistema operativo che non abbia bisogno del riavvio per leggere una stramaledetta chiavetta USB.

E a te, che mi chiedi di installarti Ubuntu sul computer vecchio, che oramai un nuovo ecosistema sconosciuto ai più brillanti geni della biologia si è sviluppato tra le ventole e la porta seriale della stampante, non è che perchè si sta parlando di linux il computer si riscopre in grado di far girare Skyrim in HD. E se sai che il 90% dei tuoi software girano solo su windows, non venire a piangere da me dopo 2 mesi dicendomi “eh, ma non va…”. À bello, mica ti ci ho costretto io ad installarlo. (nota 1)

E infine a te, maccaro pazzo che arrivato fino a questo punto avrai avuto orgasmi multipli gridando “EEEEEEEEH MA IO C’HO UN MECHHHHHH!!!111UNO!!!”: dimmi quando hai finito di pagare il mutuo per la tua macchina di Facebook ed esponi come il tuo acquisto da 1,2k euri ha migliorato la tua autostima.

La morale della storia è quindi: non scartavetratemi i coglioni se il vostro computer dell’anteguerra non funziona. Pace.

Nota 1: questo piccolo punto esclude mia mamma che ho obbligato ad usare Ubuntu.

Amore non ricambiato

Io amo i mezzi di trasporto pubblici. Davvero, fosse per me userei solo ed esclusivamente quelli. Prenderei treni, metro, tram, bus per andare ovunque, anche la notte nel finesettimana. Sono una cosa stramaledettamente geniale: tu sali, uno ti guida alla destinazione e tu ti devi preoccupare solo di stare attento quando scendere, tutto qui. Puoi essere ubriaco, stanco, ammalato e arrivare comunque a casa senza problemi. Inoltre sono pure ecologici: riduzione del traffico, delle emissioni di CO2 e del tempo perso in coda sulla tangenziale bestemmiando in 5 lingue diverse, per giunta tutte italiane. Il massimo insomma.

Sarebbe bello no? Niente più guidatore designato per il sabato sera. Niente lacrime davanti al distributore di benzina urlando “Fermati, cazzo, fermati!”. Niente nervosismo per la mattinata in coda.

Già, fosse davvero così. Invece ci ritroviamo mezzi inefficienti, costosi e insoddisfacenti, che alla fine ci costringono sempre a prendere l’auto. Con pendolari presi per il culo dopo un inverno passato in treni in ritardo, freddi e pieni di neve. Con tariffe sempre più alte ingiustificate. Con un servizio che la sera dopo le 12 va in letargo, anche se si parla dell’hinterland di Milano, mica di Mignete.

Certo, alcuni sforzi sono stati fatti, vedasi la linea notturna di Milano o il potenziamento delle linee suburbane. Sono però tutte cose limitate sia nel servizio sia, e soprattutto, nella regione in cui vengono applicate.

D’accordo, quello che voglio è un mondo utopico, me ne rendo conto. Ma davvero è così difficile cambiare e incentivare la gente ad usare solo i mezzi per il trasporto?

A logica “spicciola”, se si aumentano i mezzi, le loro capacità e qualità, più gente sarà invogliata ad usarli. Più gente implica più biglietti/abbonamenti, quindi ricavi, guadagni ed ulteriore miglioramento del servizio. Mi pare così sensato, logico.

Vabbè, scendiamo dal mondo dei sogni ch’è meglio…

Laureati di carta

Vedo tanti laureati e laureandi che in realtà sono solo studenti, e non persone, uomini o donne. Trascorrono le giornate a studiare e studiare per passare esami impossibili o magari più semplici, senza distogliere l’attenzione dall’obbiettivo: avere voti perfetti. E così sacrificano vita sociale, hobby, divertimento in cambio di un curriculum universitario di tutto rispetto. Ha senso? Il mio parere è che no, questo è completamente insensato e controproducente.

Credo che una persona non sia fatta solo di ciò che studia, ma anche di questo: relazioni, divertimento, passioni non sono una perdita di tempo, bensì un modo per formare la persona e anche renderla capace di svolgere il proprio lavoro in un modo che solo lei sa fare, proprio perché influenzata dalle esperienze che ha vissuto.

Mentre scrivevo il mio curriculum mi sono fatto aiutare dal ragazzo di mia sorella, che di esperienza in ambito lavorativo ne ha sicuramente più di me. Mi ha consigliato di aggiungere nel CV non solo le mie competenze ma anche le mie passioni, i miei gusti musicali, i miei hobby. Oltreoceano sono abituati a questo, a considerare l’impiegato come un individuo composto da tanti fattori, e non da un pezzo di carta con scritto “Laurea in …”.

Io non so quando mi laureerò, quanto sarà il mio voto finale. Non so niente del mio futuro. Tuttavia so che i miei studi, i miei viaggi e le mie passioni mi aiuteranno a trovare un buon lavoro, e non il passare le giornate sui libri fino a che non si ha raggiunto il 30.

Nanana

Avete presente nei telefilm, quando il protagonista ricorda un momento passato, magari triste, e si sente quel “nanana”, la musichetta di sottofondo che accompagna il flashback. Ecco, quello.

Mi ci costringono

Ogni anno sempre la stessa storia: orari fatti coi piedi, professori che devono imporre i giorni che gli fan più comodo per insegnare e studenti che devono andare in Giappone a comprarsi una nuvola Speedy (o Kinto, per gli amanti dell’originale) per poter essere presenti a tutte le lezioni. Certo, questo non sarebbe sufficiente dato che, ovviamente, ci sono pure lezioni sovrapposte. Mai semplificarsi la vita, ci manca…

Cooooooomunque, gisto per rendervi l’idea di quanto siano deformi e contorti gli orari:

Lunedì: 2 ore;
Martedì: prime 2 ore con 2 lezioni sovrapposte, l’una a 3,9Km dall’altra, seguite da altre 2 ore in un posto, per poi teletrasportarsi per altre 4 ore, sempre a 3,9Km di distanza;
Mercoledì: 2 ore;
Giovedì: 2 ore;
Venerdì: libero.

Mi sembra chiaro che qualcosa non vada nel Martedì… con 4 giorni su 5 praticamente VUOTI, spalmare le lezioni su questi no, eh? E siamo pure il dipartimento di informatica, abbiamo gente rispettabilissima nell’ambito degli algoritmi in grado di tirar fuori un orario decente. E tra le tante cose, mi spiegate che senso ha mettere un corso del 3° anno di informatica in Città Studi e non al Dipartimento di Informatica?

Lo so, mi lamento sempre (e forse questo post è pure un po’ contorto) ma non è possibile che sia sempre così. Sempre, sempre così.

PS. Non so davvero se “Mi ci costringono” sia italiano, ma mi piaceva il suono.

Tipo che

Ho tanti di quei pensieri per la testa che a esser sincero non so se sia il caso di tirarli fuori. La reazione sarebbe incontrollabile: gente che tenterebbe di esorcizzarmi, insulti da destra e manca. Insomma, una specie di catastrofe naturale circoscritta alla mia persona.

Certo è che non trovo altra soluzione che scrivere un po’, si sa mai che aiuta. Mi rendo conto che sto scrivendo a braccio, senza un filo logico e senza sapere dove andrò a parare. “Di cosa parlerai allora?” vi chiederete voi. La verità è che non lo so. Non so di cosa voglio parlare perchè non so che cosa penso ora. Avete presente quando voi state guardando la TV e qualcuno accende contemporaneamente la radio, un video su YouTube e magari parla al telefono? Ecco, la sensazione è quella: un gran casino.

Ma insomma, si va avanti. Si tenta di studiare dalle 8 del mattino alle 9 di sera, ma solo per sentirsi in pace con se stessi, non perchè effettivamente serva a qualcosa studiare così tanto. Oramai sono così pessimista su questo esame che la cosa che mi sta più sulle palle non è tanto il rischio di non passarlo, quanto l’aver speso 30€ in mezzi di trasporto per salire 3 giorni a Milano.

In tutto questo, voglio tornare là, ecco tutto. Sapevatelo.

Vabbè, salve gente. Che almeno le vostre menti siano un po’ più ordinate delle mie.