Power Alarm

Oggi ero in aula studio, come al solito col mio portatile e mi chiedevo “Ma se lasciassi qui tutto me lo porterebbero via?“.

Ho quindi iniziato a pensare a una serie di modi per non portarmi dietro il pc e non vedermelo rubato, quand’ecco che la mia mente deformata professionalmente ha partorito  questa cosa malata che è Power Alarm.

Power Alarm non è nient’altro che un semplice script per Ubuntu (ma, teoricamente, dovrebbe andare con tutte le distro linux) che, una volta avviato, tiene sotto controllo l’alimentazione del portatile. Nel caso un ladro tenti di rubare l’incustodito computer, portandolo via dalla nostra postazione, questo dovrà per forza di cose rimuovere l’alimentazione e… TAC! Power Alarm inizia a suonare come un dannato quei cavolo di beep che sfracassano le palle a tutti.

Più nel dettaglio ecco cosa fa lo script:

  1. Controlla se il programma “beep” sia installato (necessario per produrre il suono). Nel caso non lo fosse, installalo (solo su debian-based)
  2. Controlla che “pcspkr” non sia nella blacklist. Nel caso lo fosse, beep non funzionerebbe.
  3. Verifica che, al momento dell’avvio di Power Alarm, l’alimentazione sia attiva.
  4. Nel caso l’alimentazione venga rimossa, suona all’impazzata.
  5. Nel caso l’alimentazione venga riattaccata, interrompi il suono.

Di per sé lo script è davvero stupido e assolutamente NON a prova di ladro. Tuttavia è in grado di creare quel panico nel malintenzionato, quanto basta per fargli rimettere tutto a posto e andarsene a gambe levate. O almeno, questo è quello che spero.

In futuro vedrò di migliorare il tutto, considerando diverse distro per il supporto all’installazione di bee, rendendolo un po’ più sicuro e aggiungendo anche una serie di FAQ per l’utilizzo. Ma per ora, questo è quanto.

Se foste interessati a provarlo potete scaricarlo da qui (link dropbox). NON MI ASSUMO ALCUNA RESPONSABILITÀ SUGLI EFFETTI CHE QUESTO SCRIPT PUÒ AVERE SUL VOSTRO PC. LO STESSO È STATO TESTATO IN LOCALE ED È FUNZIONANTE MA, IN ALTRI AMBIENTI, POTREBBE COMPORTARSI IN MODO ANOMALO.

Dubbi amletici su Ububuntu, free software e conigli

Sono un soddisfatto utente di Ubuntu da circa 6 anni, autunno del 2006 se non ricordo male. Da allora, attirato dall’etica del free software e dalla sua efficienza, ha deciso di mantenerlo su tutti i miei principali computer.

In sei anni molte cose sono cambiate, soprattutto in Ubuntu che ha radicalmente alterato il modo di presentare linux al pubblico, portandolo – a dire di Canonical – più vicino all’utente. Unity dovrebbe essere il cavallo di battaglia di questo obiettivo aziendale, nel tentativo di portare un’UI che sia innovativa ed efficiente.

Tra i vari blog che seguo c’è pure quello di Anonimoconiglio che, senza troppi peli sulla lingua, piglia allegramente per il culo Ubuntu, Canonical ed il loro fondatore. A parte la presa in giro, analizza anche in modo serio, se così lo si può definire, le vaccate che Ubuntu & co stanno facendo. Perchè di questo si tratta, vaccate. Una politica sempre più rivolta a trovare nuovi utenti e fonti di guadagno piuttosto che offrire un prodotto utile, funzionale e davvero free. Ubuntu, ahimè, si sta trasformando in una distro linux troppo importante da degenerare in una prettamente aziendale e lucrativa, antidemocratica e chiusa.

Ecco, non era questo che io volevo da linux e Ubuntu che, fino a poco fa, è sempre stata la migliore, a mio avviso, per usabilità e compatibilità. Dovrò trovare un’alternativa, un qualcosa di efficiente e valido, anche con software che non sia open – non sono qui a fare il fanatico Debian della situazione. Certo è che il prodotto che voglio una volta finita l’installazione pulita sia libero, modificabile e mio.

Non so, ho molti dubbi. Lasciare o no? Cambiare o continuare con la 12.04?

 

Articolo creatosi a seguito della lettura di: Nella tana del coniglio – Tutto quello che ubuntu fa per voi ma non avete mai osato chiedere

A te

A te, che nel 2012 con un computer all’ultimo grido utilizzi una versione craccatissima di Office 2000, permettimi di dire una cosa: hai battuto forte la testa?

Per quale sarcavolo di motivo devi ostinarti ad usare software vecchio di 12 anni quando la versione recente funziona meglio, ha più funzionalità ed è anche più bella esteticamente? Perché devi volerti così male da usare ancora windows XP con Internet Explorer 6, con il calendario che segna “26 marzo 2002” perchè neppure lui ci crede che lo stai davvero utilizzando nel 2012.

C’è gente che si è fatta il mazzo per craccare Windows 7 che ti verrà passato sotto banco da tuo cuggino, se ti va male. Se ti va bene avrai pure sufficienti competenze per cliccare il pulsante “scarica ora e scansiona il pc” su quel dubbio sito internet di origine rumenostrogota, così almeno ti si friggerà il computer e sarai costretto a comprarne uno nuovo con Windows 7 preinstallato.

E se sei uno di quelli che ancora non ha buttato via il suo Pentium II a cartuccia, 64Mb di ram e 2GB di disco perchè il software della contabilità gira ancora su DOS: apri gli occhietti e invece di regalare iPhone ai dipendenti paga uno stramaledetto software che giri su un sistema operativo che non abbia bisogno del riavvio per leggere una stramaledetta chiavetta USB.

E a te, che mi chiedi di installarti Ubuntu sul computer vecchio, che oramai un nuovo ecosistema sconosciuto ai più brillanti geni della biologia si è sviluppato tra le ventole e la porta seriale della stampante, non è che perchè si sta parlando di linux il computer si riscopre in grado di far girare Skyrim in HD. E se sai che il 90% dei tuoi software girano solo su windows, non venire a piangere da me dopo 2 mesi dicendomi “eh, ma non va…”. À bello, mica ti ci ho costretto io ad installarlo. (nota 1)

E infine a te, maccaro pazzo che arrivato fino a questo punto avrai avuto orgasmi multipli gridando “EEEEEEEEH MA IO C’HO UN MECHHHHHH!!!111UNO!!!”: dimmi quando hai finito di pagare il mutuo per la tua macchina di Facebook ed esponi come il tuo acquisto da 1,2k euri ha migliorato la tua autostima.

La morale della storia è quindi: non scartavetratemi i coglioni se il vostro computer dell’anteguerra non funziona. Pace.

Nota 1: questo piccolo punto esclude mia mamma che ho obbligato ad usare Ubuntu.

Come rendere usabile Ubuntu e Unity

Come avevo scritto qualche giorno fa, l’ultima relase di Ubuntu proprio non mi aveva convinto. Scelte grafiche e gestionali che rendevano l’utilizzo del mio pc una vera sfida. Una delle cose belle di Ubuntu, e del mondo GNU-Linux in generale, è la possibilità di modificare – per vie ufficiali e ufficiose – ciò che ti viene dato come già pronto, e adattarlo alle tue esigenze. Ecco, diciamo che dopo 3 giorni di lavoro posso dire che il mio pc è abbastanza adatto ad un utilizzo umano. Vediamo come.

Innanzitutto ho installato un altro gestore per lo switch delle finestre, l’ormai famosissimo e utilizzatissimo Avant Window Navigator, anche questo configurato a mio piacere. La barra laterale di Unity funge sempre da switcher per le finestre, ma basta ignorarla che comunque non da fastidio.

 

Ho parlato della barra laterale, quell’ecomostro che occupa 3/4 di schermo. Bene, installando CompizConfig Settings Manager ho potuto cambiare, attraverso il plugin per Unity (cercatelo nella barra della ricerca), la grandezza delle icone, la trasparenza della barra e altre piccole cose. Insomma, ora come ora la barra di sinistra è grande il 50% in meno e contiene l’elenco di tutte le applicazioni che uso più spesso. Diciamo che funziona.

 

 

Ora, come ben sapete Unity ha questo brutto vizio di non avere la lista delle applicazioni, ma di doverle tutte le volte cercare o fare giri che ci metti meno ad andare a Milano in auto durante l’ora di punta. Ecco che aggiungendo un bel repository (http://ppa.launchpad.net/diesch/testing/ubuntu) e installando una bella applicazione (classicmenu-indicator) ho ottenuto questo bel lanciatore che mi suddivide le applicazioni come Dio comanda.

 

C’era poi un altro problema, legato a Skype e alle applicazioni nella barra di notifica. In pratica, dato che la barra di Unity voleva fare tutto da sola, le notifiche di Skype venivano accorpate alla ca**o di cane nella barra di sinistra. creando problemi nel ripristino della finestra con conseguente impallamento di Skype che continua a ritornare errore. Per ripristinare tutto come si deve basta digitare nel terminale questo comando:

gsettings set com.canonical.Unity.Panel systray-whitelist “[‘JavaEmbeddedFrame’, ‘Wine’, ‘scp-dbus-service’, ‘Update-notifier’, ‘Skype’]”

Come ultimo punto, ripristinare il menu delle finestre. Unity porta il menu delle finestre nella barra superiore. Per cambiare questo, è sufficiente digitare nel terminale il seguente comando:

sudo mv /usr/lib/indicators3/6/libappmenu.so /usr/lib/indicators3/6/libappmenu.old

Fatto ciò, nella barra superiore, con applicazione a tutto schermo, rimarranno solamente il titolo e i pulsanti adibiti alla chiusura, riduzione e ingrandimento della finestra.

Ecco, più o meno questo è quanto. Le modifiche che ho elencato qui sono cose che interessano a me, poi ognuno ha le sue necessità. Spero che qualcuno di questi consigli sia stato d’aiuto.

 

20 Anni di Linux

Twenty years ago this summer, Linus Torvalds made a bold decision to share his operating system with the world. Not long after that, he chose to license it under the General Public License. Nothing in computing has been the same since.

“Vent’anni fa da quest’estate, Linus Torvalds prese l’importante decisione di condividere il proprio sistema operativo con il mondo. Non tanto tempo dopo, scelse di rilasciarlo sotto la licenza GPL. Niente nell’informatica sarebbe stato più lo stesso.”

Così il sito Linux.com introduce la pagina che invita a celebrare i 20 anni dalla nascita del più importante sistema operativo che esiste sulla faccia della terra.

(Lo so, quest’ultima frase è particolarmente personale e può essere messa in discussione da molti, ma questo è il mio blog e scrivo quello che voglio! 😀 )

Rimanendo in tema… Linux è a tutti gli effetti parte integrante della nostra vita: i server di Google, Facebook, eBay, Amazon e altri, lo utilizzano. Solo in ambiente desktop (domestico) aimè vince ancora nonna Microsoft, ma si stanno facendo passi da gigante. Distribuzioni particolarmente azzeccate come Ubuntu, Fedora, openSuse, aiutati in gran parte dalla bellezza di Gnome e KDE e dal supporto di una grandissima comunità, stanno facendo un ottimo lavoro e pian piano riescono a convertire all’Open Source moltissimi utenti Windows.

LA MIA ESPERIENZA

La mia esperienza con Linux è iniziata nel lontano 2006, quando la Microsoft fece uscire Windows Vista. Avevo appena acquistato il computer e l’aggiornamento da XP a Vista era gratuito! Subito mi precipito a installare questo rivoluzionario e bellissimo SO. Ecco! Il primo avvio…. Crash di sistema: schermo blu d’errore. Il mio povero cuore da giovine informatico alle prime armi si spezzò come il pane nell’Ultima Cena.

Pian piano mi nasce l’idea: “forse che ci sia un’alternativa a Windows?”. Ecco che in internet appaiono due parole: Ubuntu Linux. Fa ridere, ma chissà come mai attira molto. Quel suo modo di gestire finestre e programmi, la velocità d’avvio e di esecuzione, la comunità disponibilissima ad aiutarti ad ogni tuo problema…

Bah…” penso “facciamo un po’ una prova…

Da 5 anni a questa parte il mio pc non ha più visto l’ombra di un SO targato Microsoft.

Alzate dunque i calici al cielo e festeggiate Linux e quel gran geniaccio che è Linus Torvalds che 20 anni fa diede vita a tutto questo: (video)

Ubuntu 10.10: le prime impressioni

Credo che per la prima volta da quando uso Ubuntu Linux (circa 3 anni come unico sistema operativo, 4 considerando il Dual-Boot con Windows) che decido di installare la nuova versione il giorno immediatamente successivo al suo rilascio. Cosa mi ha fatto cambiare idea questa volta? Devo esser sincero, molte cose mi affascinavano: un po’ avevo già provato la RC in macchina virtuale, un po’ avevo letto post in giro per il web e tra le tante cose mi ha subito attratto l’estetica. Sembra che questa volta abbiano fatto tutto a dovere.

Ma andiamo per punti, altrimenti rischio di creare un minestrone di argomenti messi lì a caso…

Installazione versione 64bit su Dell Studio 1555 del 2009

(Intel P8600 2,40GHz, 4GB ram, 320GB Hard Disk, Scheda Video ATI di cui mi importa ben poco, wifi intel e altre cosucce…)

Il LiveCD si carica un po’ più lentamente delle scorse versioni, ma di sicuro è più rapido della 10.04 nell’avvio. L’installazione vera e propria è davvero rapida: 2 domande sulla lingua e su dove installare il sistema, verifica dei requisiti di sistema e della connessione internet. Dopodichè, mentre crea le partizioni, viene richiesto nome utente, password e altri dati più o meno utili. Il tutto è, come al solito, molto intuitivo.

Primo avvio e configurazione

Il primo avvio sembra lento, verificheremo più tardi dopo il reboot se è solo questione di primo avvio o se sarà una costante (negativa) del sistema. Facciamo il login e quello che mi aspetta è il calssico ubuntu con una novità in più: il nuovo font! Lo adoro, davvero. Il team che l’ha sviluppato ha fatto davvero un ottimo lavoro, 10 e lode! Come prima cosa apro un terminale e aggiungo al pannello superiore il monitor di sistema: sebbene siano attivi gli effetti grafici l’utilizzo delle risorse non viene compromesso se non di 1-2 punti percentuali rispetto alla versione precedente. Avranno sistemato qualcosa? Niente male comunque, non sono invasivi e probabilmente li terrò attivi a differenza di quanto facevo prima. Una cosa che non sopporto delle utlime 2 versioni di ubuntu sono i pulsanti delle finestre posizionati a sinistra. Poco male: avvio gconf-editor e nel menu apps->metacity->general cambio i valori della chiave button_layout in :minimize,maximize,close. Tutto sistemato.

Ricordiamoci che ho ancora il terminale aperto: sta da tempo lavorano per installare alcune cose essenziali come ubuntu-restricted-extras, emesene, filezilla, thunderbird, vlc, virtualbox, cheese, kdenlive e molte altre applicazioni che uso spesso. I server di ubuntu però sono stra-intasati e le velocità di download sono irrisorie rispetto al normale (si assestano intorno ai 100 KBps).

Installo pure google-chrome che oramai è diventato il mio browser predefinito. La possibilità di sincronizzare i bookmark con il proprio account google è geniale. In ogni caso spero ancora che Firefox 4 possa riservarci grandi sorprese sia in termini di performance, sia in termini di novità. Ma sto andando un po’ off-topic quindi smettiamola qui.

Secondo riavvio e seconde impressioni

Dopo aver installato le applicazioni essenziali ed aver fatto un bell’aggiornamento di tutti i pacchetti, un sano reboot mi porta a guardare il mio nuovo SO quasi del tutto pronto. Il secondo avvio è più veloce, ma non di molto. La cosa mi delude, avrei voluto performance migliori rispetto alla scorsa versione, la cui velocità d’avvio è tuttavia uguale.

Sebbene abbia scelto di utilizzare la lingua inglese, tuttavia il supporto alla lingua italiana è d’obbligo per lo spell check e per i formati di data/ora/valuta a cui sono abituato. In questo caso il supporto lingue mi ha dato non pochi problemi, impallandosi senza motivo sebbene avesse finito il suo lavoro (forse aspettava un reboot?). In ogni caso tutto sistemato e configurato.

Conclusioni

Non posso che essere soddisfatto della nuova relase di ubuntu che come tutte le sue precedenti uscite in ottobre riesce sempre a regalare ottimi risultati. Reputo infatti che le versioni X.10 siano sempre migliori delle X.04, ma è un parere personale… A Maverick Meerkat do un poichè molte sono le cose ottime, ma altre vanno ancora sistemate. Consiglio a tutti gli interessati di scaricarlo dal sito ufficiale e, per chi non volesse cimentarsi in una installazione, almeno provare la versione LiveCD, è più semplice di quello che si pensa!

E ancora mi chiedo come faccia ad esser così diffuso

Anche se ci fossero stati dei piccoli barlumi di simpatia nei confronti di Windows, oggi sono evaporati come l’alcool ad agosto, facendomi ancora di più apprezzare il mio sistema operativo Linux.

Ecco il motivo:

PROBLEMA: Installare il programma P il quale dipende dai programmi P1 e P2.

Come ragiona Linux (nel mio caso Ubuntu):

  1. Chiedere l’autorizzazione all’utente.
  2. Verificare che P1 e P2 siano installati.
  3. Se P1 e P2 sono già installati passare al punto 4. Se non lo fossero, scaricare e installare automaticamente  P1 e P2.
  4. Scaricare e installare P e rimuovere i file d’installazione non più utilizzati.

Come ragiona Windows:

  1. L’utente deve scaricarsi il programma.
  2. Chiedere l’autorizzazione all’utente.
  3. Estrarre il pacchetto presente nel programma P e avviare tutte le procedure per l’installazione.
  4. Avvisare l’utente che P1 e P2 non sono presenti. Terminare l’installazione e dire all’utente di scaricarsi e installare P1 e P2.
  5. Scaricare P1 e P2 e avviare l’installazione.
  6. Chiedere autorizzazione all’utente.
  7. Chiedere autorizzazione all’utente.
  8. Chiedere autorizzazione all’utente.
  9. Installare (finalmente) P.
  10. Lasciare all’utente il compito di eliminare i file di installazione (P, P1 e P2).
  11. Chiedere autorizzazione all’utente.

E fu così che per installare un semplice programma l’utente ha dovuto strippare per 20 minuti, scaricando programmi a caso e autorizzando al computer ogni cosa, dall’utilizzo della tastiera allo sfruttamento della corrente per far funzionare il PC.

Windows informa: Vuoi autorizzare te stesso a leggere questo blog? (Si / No / Se clicchi si comunque io scelgo di No: IO so cosa è meglio per te)

Effetti grafici

Non so, magari sono l’unica persona a pensarla così, ma io gli effetti grafici proprio non li mando giù. Mi riferisco a quelle finestre trasparenti tanto osannate da casa Microsoft, oppure alla sfilza di effetti grafici che compiz porta in linux (che, per la cronaca, non han bisogno di 2 GB di ram per funzionare). Preferisco molto di più avere il mio bel sistema operativo sobrio ed efficente nella sua semplicità.

Compiz (Linux)
Aero (Windows)

Basta con queste finestre che sfumano mentre vengono ridotte a icona, basta con l’antepria delle finestre, basta con tutte quelle transazioni strafighe o con quel cubo rotante. Basta. Io amo il mio sistema bello pulito, con uno o massimo due desktop e le due barre, proprio come mamma (o papà?) gnome l’ha creato. Naturalmente tutto questo a parer mio. Scegliere linux significa anche poter scegliere di riempire il computer di supermega effetti strafighi 🙂 Ciò significa che questo articolo è ancora una volta un mio spot pro-linux / anti-windows. XD

“We’re Linux” video contest

Oggi sono inciampato in questo video. Si chiama “What does it mean to be free?” (trad. “Cosa significa essere liberi?”) ed è uno dei tre video finalisti del contest organizzato dalla Linux Foundation in cui si chiedeva di esprimere con un filmato il significato di Linux e del free software.

Il video è stato realizzato da Bet Shemesh, un 25enne israeliano, che con pochi e davvero semplici elementi è riuscito, a mio avviso, a rispondere nel modo più appropriato alle richieste del concorso. Il filmato è corto, tuttavia i suoi contenuti, sempre a parer mio, possono benissimo essere trasposti ad un ambiente esterno all’informatica.

Qui sotto il video (essendo in inglese ho aggiunto una traduzione in italiano per coloro che non masticano molto la lingua inglese 😀 )

Traduzione: Cosa significa essere liberi? Significa essere in grado di scegliere, // di scegliere il proprio spazio in cui stare, // di modellare i tuoi limiti in un modo che tu possa esprimere il meglio di te. // Essere liberi significa poter dire di no, // significa poter scegliere i propri limiti per adattarli a qualcosa che solo tu puoi creare // e cambiarli quando senti che non sono più adatti a te. // Essere liberi significa dire tutto ciò che vuoi // a chiunque tu voglia // in qualunque modo tu voglia. // Essere liberi significa sapere di avere un’altra opzione. // Tu sai di avere un’altra opzione? // Linux – Prenditi la tua libertà.”