Amore non ricambiato

Io amo i mezzi di trasporto pubblici. Davvero, fosse per me userei solo ed esclusivamente quelli. Prenderei treni, metro, tram, bus per andare ovunque, anche la notte nel finesettimana. Sono una cosa stramaledettamente geniale: tu sali, uno ti guida alla destinazione e tu ti devi preoccupare solo di stare attento quando scendere, tutto qui. Puoi essere ubriaco, stanco, ammalato e arrivare comunque a casa senza problemi. Inoltre sono pure ecologici: riduzione del traffico, delle emissioni di CO2 e del tempo perso in coda sulla tangenziale bestemmiando in 5 lingue diverse, per giunta tutte italiane. Il massimo insomma.

Sarebbe bello no? Niente più guidatore designato per il sabato sera. Niente lacrime davanti al distributore di benzina urlando “Fermati, cazzo, fermati!”. Niente nervosismo per la mattinata in coda.

Già, fosse davvero così. Invece ci ritroviamo mezzi inefficienti, costosi e insoddisfacenti, che alla fine ci costringono sempre a prendere l’auto. Con pendolari presi per il culo dopo un inverno passato in treni in ritardo, freddi e pieni di neve. Con tariffe sempre più alte ingiustificate. Con un servizio che la sera dopo le 12 va in letargo, anche se si parla dell’hinterland di Milano, mica di Mignete.

Certo, alcuni sforzi sono stati fatti, vedasi la linea notturna di Milano o il potenziamento delle linee suburbane. Sono però tutte cose limitate sia nel servizio sia, e soprattutto, nella regione in cui vengono applicate.

D’accordo, quello che voglio è un mondo utopico, me ne rendo conto. Ma davvero è così difficile cambiare e incentivare la gente ad usare solo i mezzi per il trasporto?

A logica “spicciola”, se si aumentano i mezzi, le loro capacità e qualità, più gente sarà invogliata ad usarli. Più gente implica più biglietti/abbonamenti, quindi ricavi, guadagni ed ulteriore miglioramento del servizio. Mi pare così sensato, logico.

Vabbè, scendiamo dal mondo dei sogni ch’è meglio…

Colpa della società

Il titolo sembra un po’ una minestra riscaldata di quello che si dice quando qualcosa non va nel mondo ma, in realtà, rappresenta perfettamente quello che voglio spiegare oggi.

Andando in università a Milano prendo una caterva di mezzi di trasporto, dai più affollati ai più vuoti, che mi fanno incontrare un numero inimmaginabile di gente. L’anziano, il giovine, la madre… Ogni categoria io la incontro. Capita spesso di subire il cosiddetto “continuo innamoramento casuale su mezzi pubblici“, ma anche di incontrare semplicemente persone dal viso simpatico che, per qualche oscuro motivo, ti attirano. Ecco, di quest’ultime voglio parlare.

Talvolta vorrei poter scambiare due parole con queste persone ma qualcosa mi ferma. Il viaggio in treno per tornare a casa dura una mezzoretta e avere una conversazione con qualcuno, giusto per passare il tempo, non è poi così malaccio come idea. Quindi cosa mi ferma? Suppongo sia la società, davvero. Per qualche ragione a me nascosta credo che il mio tentativo di parlare con un estraneo possa destare sospetti. Da parte femminile potrebbe sembrare l’ennesimo approccio atto a portare a letto la ragazza; da parte maschile un qualche tentativo di approccio omossessuale. Ma io vorrei solo scambiare due parole, che cavolo.

E’ così difficile dare fiducia a un estraneo. “Cavolo sì!” – mi rispondo da solo. Dunque perchè è così difficile? Non me ne capacito. Non posso accettare il fatto che la gente non si possa più fidare di un estraneo, di dirgli dove abita e dove lavora, quali sono i suoi hobby e passatempi. L’aprirsi agli altri è diventato troppo difficile.

Una cosa che ho sempre apprezzato del mio carattere è la capacità di relazionarmi anche con persone estranee senza problemi. Ultimamente questo è diventato molto più difficile, proprio per i motivi che ho elencato prima.

Io voglio provarci, voglio un giorno salire sul treno, incontrare una persona che mi ispira fiducia e iniziare una conversazione. Per lo meno un tentativo posso farlo. Un tentativo potreste farlo pure voi, miei lettori. Si sa mai che la voce si sparge e la gente inizierà ad essere più aperta e cordiale con il proprio vicino di sedile.
🙂

Patetici

Oggi le avverse condizioni ambientali hanno messo nel panico trenitalia. Si sa, in Italia non piove mai e quando succede è anche comprensibile che i treni subiscano ritardi o disagi in generale.

Arrivato in stazione per prendere il treno delle 12:45 mi accoglie un fantastico “20 minuti di ritardo” sul mio treno. Ok, non è poco ma non sono neppure di fretta. “Aspetterò” penso…

Alle 13:05 del treno neanche l’ombra, quand’ecco che arriva! Il treno? No, l’aggiornamento del ritardo che ora è salito a 40 minuti. Simpatici.

Alle 13:25 arriva l’annuncio: “Il treno delle 12:45 è stato soppresso. I passeggeri possono utilizzare come sostitutivo il treno delle 13:27…“.

Ecco che arriva il treno. Salgo. Mi siedo. Mi rialzo e vado ad ammassarmi nella zona porte. Perché? Bè, un simpatico capotreno mi fa notare che quella carrozza è di prima classe e che dovrei pagare un sovrapprezzo per rimanere seduto lì.

Ok, se fosse stato un viaggio normale avrei capito, avrebbe avuto ragione. Ma se tu, Trenitalia del ca**o, mi sopprimi un treno, mi dici di prenderne un altro e su quel treno non mi fai neppure sedere, allora VAFFANCULO! Siete patetici. Con che ratio mettete la prima classe su un treno regionale? Che poi cosa cambia da prima a seconda classe? Le poltrone? No! Tutto identico, dai sedili all’odore di metallo e formaggio. Solo una foglietto attaccato con scotch di carta segnala la differenza di classe.

Lo ripeto. Patetici.

Patetici

Oggi le avverse condizioni ambientali hanno messo nel panico trenitalia. Si sa, in Italia non piove mai e quando succede è anche comprensibile che i treni subiscano ritardi o disagi in generale.

Arrivato in stazione per prendere il treno delle 12:45 mi accoglie un fantastico “20 minuti di ritardo” sul mio treno. Ok, non è poco ma non sono neppure di fretta. “Aspetterò” penso…

Alle 13:05 del treno neanche l’ombra, quand’ecco che arriva! Il treno? No, l’aggiornamento del ritardo che ora è salito a 40 minuti. Simpatici.

Alle 13:25 arriva l’annuncio: “Il treno delle 12:45 è stato soppresso. I passeggeri possono utilizzare come sostitutivo il treno delle 13:27…“.

Ecco che arriva il treno. Salgo. Mi siedo. Mi rialzo e vado ad ammassarmi nella zona porte. Perché? Bè, un simpatico capotreno mi fa notare che quella carrozza è di prima classe e che dovrei pagare un sovrapprezzo per rimanere seduto lì.

Ok, se fosse stato un viaggio normale avrei capito, avrebbe avuto ragione. Ma se tu, Trenitalia del ca**o, mi sopprimi un treno, mi dici di prenderne un altro e su quel treno non mi fai neppure sedere, allora VAFFANCULO! Siete patetici. Con che ratio mettete la prima classe su un treno regionale? Che poi cosa cambia da prima a seconda classe? Le poltrone? No! Tutto identico, dai sedili all’odore di metallo e formaggio. Solo una foglietto attaccato con scotch di carta segnala la differenza di classe.

Lo ripeto. Patetici.

La gente ha paura della pioggia

Stamattina pioveva. Che ho fatto? Ho preso l’ombrello, semplice. Tutto l’hinterland milanese ha invece deciso che rischiare di bagnarsi in quella frazione di tempo tra l’uscire di casa e l’aprire l’ombrello era un prezzo troppo alto da pagare. E allora ecco tutti in macchina, giusto per intasare ancora di più le strade che, magicamente, diventano sempre più strette.

Mi trovo quindi a dover ritornare su un tema di cui ho discusso parecchio, ovvero i mezzi pubblici ed il loro utilizzo. Se la gente non prendesse sempre e solo la macchina le strade non sarebbero così intasate, quindi i mezzi di trasporto sarebbero più veloci ed efficienti. Diventando così efficienti la gente sarebbe invogliata a prenderli, con conseguente ammortizzamento dei costi e possibilità maggiori di rinnovare e aumentare i mezzi a disposizione dell’utenza. Ne consegue anche un miglioramento generale della situazione atmosferica e, non da sottovalutare, una maggiore sicurezza per i pedoni che, come è successo a me proprio oggi, rischiano di essere investiti anche sulle strisce pedonali con semaforo verde.

Insomma, capisco che la pioggia dia fastidio. Ma se per un giorno arrivi in ufficio leggermente umido (se ti va male) non è mica la fine del mondo, no?