Dopo un inizio di semestre all’insegna della matematica, ecco spuntare una materia prettamente informatica: Sistemi Operativi.
Simpatica presentazione del corso da parte del prof:
Questo è il primo corso davvero universitario che fate. Gli altri corsi erano di tipo pressapoco liceale. Qui dovrete studiare, studiare, studiare. Se studiate tanto lo passate, se studiate poco non lo passate.
[Altro sulla difficoltà del corso…]
Quando mi chiedono che differenza c’è tra Ingegneria Informatica al Politecnico e Informatica qui alla Statale, rispondo sempre: loro non hanno il corso di Sistemi Operativi. Perché? Perché gli ingegneri non ci arrivano a queste cose, non sono in grado di farle!
Grande gaudio tra la classe che, intimorita dall’incipit, si è subito sentita parte di una realtà elitaria (anche se, da fonti attendibili, pare che qualcosa di simile viene insegnato ad ingegneria…). Salvo poi rendersi conto della quantità esorbitante di studio previsto. Già studiare la materia non è la cosa più semplice del mondo, se poi ci si mette pure il libro totalmente ed esclusivamente in inglese, la cosa si complica ancora di più. Ma questo è il minore dei problemi (o la mia più grande fortuna).
La mattinata era iniziata con una voglia smodata di possedere un taccuino per le multe: faccio per entrare in città e una vecchietta, in auto, taglia amabilmente la curva puntando dritto dritto verso di me e costringendomi ad andare fuori strada per evitare che la mia auto si trasformasse in una variopinta lattina di cibo per cani. A quella vecchietta fischiano ancora le orecchie, tante gliene ho dette dietro.
Ma non è finita qui: arrivo ad un incrocio e trovo un incidente. Furbissima donna che tenta di cambiare corsia senza guardare negli specchietti viene presa in pieno sulla fiancata da un furgoncino. Naturalmente il triangolo era a 50 metri dall’incidente per avvisare le altre auto. Macchè, i due stavano lì a parlare al telefono, per dire poi chissà cosa “Pronto mamma, ho fatto l’incidente… no, no… torno a casa a mangiare. Sì, fammi la pasta al ragù…“. Dopo credo 5 minuti di senso unico alternato (in cui ogni-singola-auto si fermava a guardare quello che fosse successo, come se fosse uno spettacolo) i due geni posizionano il triangolo… attaccato alle auto. Ora, dico io: a che cazzo serve?!
E ci sarebbero anche i vari insulti rivolti ai simpaticoni che parcheggiano di traverso occupando tre posti, a quelli che, per qualche oscuro motivo, decidono di parcheggiare nell’unico punto in cui è possibile uscire dal parcheggio, costringendo gli altri guidatori a fare una retromarcia di 100 metri. Sullo sterrato. Con tipo 1 metro di larghezza. Bestemmie.
Simpatico secondo giorno quindi, e fortuna che la settimana finisce domani. Grazie carnevale ambrosiano.