Cose che non vi ho detto

Hal_9000

Più di un mese che non scrivo nulla. Da dopo la mia laurea, per essere precisi. Cosa volete che cambi in un mese nella vita di Poltro? Tutto, ecco cosa. Cambia la vita, gli affetti, il lavoro, i passatempi… e in un attimo ti trovi catapultato in un mondo tutto nuovo.

Ho risparmiato soldi, ho comprato un computer nuovo (un MacBook Air, chi l’avrebbe mai detto…), ho collaborato a progetti, ho tirato su qualche spicciolo, abbastanza da decidere di aprire una partita IVA. Ho visto quanto fosse comunque difficile tirare su qualche soldo, essere indipendente.

Allora ho inviato qualche curriculum, giusto per provare, per vedere che succede e anche “perché no?”. Poi ti propongono un colloquio “sono rimasta molto impressionata” – mi dice Marina – “Ti andrebbe di fare un colloquio telefonico?”.
Al telefono parla veloce, dice tante cose, descrive tutto minuziosamente. Mi chiede alcune informazioni personali, esordendo con una domanda sulla mia esperienza Erasmus. Poi domande un po’ più tecniche, domande filtro, sufficienti per farmi avere il secondo colloquio. Un’ora, nulla di più. Anche il colloquio numero due se ne va. “Settimana prossima ti faremo sapere” – dicono. Al mio orologio passano meno di 48 ore e ho un lavoro.

Le cose che non vi ho detto sono ancora tante, perché è bello prendersi un po’ di tempo per farle maturare, per realizzare cosa stia succedendo e iniziare a veder delinearsi il proprio futuro.

A presto gente, ho ancora tante di quelle cose da raccontarvi…

Cestina

Scrivo un articolo. Lo cancello. Lo riprendo. Non mi piace: cestina.

Rivedi l’ultima frase, forse andava bene. No no, lascia perdere: cestina.

Cavolo stasera gioca l’Italia, devo scrivere qualcosa sulla gara? Sì, ma ci sono troppe cose, troppi pensieri, confusi: cestina.

Forse posso scrivere qualcosa giusto per riempire il vuoto, qualcosa che in realtà non sia né importante né veramente interessante. Si potrei: cestina.

Tipo che

Ho tanti di quei pensieri per la testa che a esser sincero non so se sia il caso di tirarli fuori. La reazione sarebbe incontrollabile: gente che tenterebbe di esorcizzarmi, insulti da destra e manca. Insomma, una specie di catastrofe naturale circoscritta alla mia persona.

Certo è che non trovo altra soluzione che scrivere un po’, si sa mai che aiuta. Mi rendo conto che sto scrivendo a braccio, senza un filo logico e senza sapere dove andrò a parare. “Di cosa parlerai allora?” vi chiederete voi. La verità è che non lo so. Non so di cosa voglio parlare perchè non so che cosa penso ora. Avete presente quando voi state guardando la TV e qualcuno accende contemporaneamente la radio, un video su YouTube e magari parla al telefono? Ecco, la sensazione è quella: un gran casino.

Ma insomma, si va avanti. Si tenta di studiare dalle 8 del mattino alle 9 di sera, ma solo per sentirsi in pace con se stessi, non perchè effettivamente serva a qualcosa studiare così tanto. Oramai sono così pessimista su questo esame che la cosa che mi sta più sulle palle non è tanto il rischio di non passarlo, quanto l’aver speso 30€ in mezzi di trasporto per salire 3 giorni a Milano.

In tutto questo, voglio tornare là, ecco tutto. Sapevatelo.

Vabbè, salve gente. Che almeno le vostre menti siano un po’ più ordinate delle mie.

Porta asciugamani

Sono convinto che colui che produrrà un porta asciugamani ad altezza umana farà un sacco di soldi.

Non potete negare, chiunque di noi la maggior parte delle volte opta per l’utilizzo dell’accappatoio vicino alla doccia invece della salvietta lì di fianco al lavandino. È normale, si trova ad una altezza tale per cui non ci si deve chinare. Ma dai, chi l’ha pensata una cosa del genere? Per i bambini? Non scherziamo…

Voglio un porta asciugamani più alto, e lo voglio ora!

Dopo questo post dalla dubbia utilità me ne ritorno sui libri.

La bella la va al fosso, ravanei remulass barbabietole spinass tré palanche al mass. La bella la va al fosso, al fosso a resentar, ohei, al fosso a resentar.

 

 

Soffitto

Le 12.30 non sono poi così tardi o così presto per andare a dormire. Credo sia l’orario ideale per riflettere. Certo, anche la mezzanotte ha il suo fascino, ma è sopravvalutata. Le 12.30, invece, ti danno quei 30 minuti in più per adattarti al freddo delle lenzuola, accucciato in posizione fetale senza disperdere la minima quantità di calore. Raggiungi la temperatura perfetta, ti giri da un lato, ti giri dall’altro, fissi il soffitto. È così bianco. Non lo vedo, ma lo so: tutto bianco. Ci posso disegnare sopra quello che voglio: storie di fantasia, azione, amore. Il soffitto si presta a tutto ciò che desideri.

Quando si è piccoli si scarabocchiano i muri, o almeno io lo facevo. I miei genitori si arrabbiavano, ma in fondo per un po’ me lo lasciavano fare. Chi sono loro (e chi sarò io) per fermare un bambino mentre esprime in libertà le sue idee?

Ora sono un po’ più cresciuto, o almeno così dice la mia carta d’identità. Non disegno più sui muri con una matita, ma sul soffitto con la mia mente. E mi piace un casino.

Run Forrest, Run!

Sollecitato da uno splendido sole che non vedevo da oramai 2 settimane, oggi pomeriggio sono andato a correre in giro per Espoo, la città in cui risiedo (ma oramai dovreste saperlo).

A chi me lo chiedeva ho sempre spiegato che Espoo è un po’ come la San Giuliano per Milano. Non è vero. E’ molto, molto più grande. Davvero, non me ne ero mai accorto ma sembra davvero immensa. Per carità, non è grande come Milano, ma comunque direi che un buon Melegnano, San Giuliano e San Donato accorpati possono essere un buon termine di paragone, basti pensare che all’interno di Espoo ci sono 5 fermate del treno!

Comunque non sono andato fino all’estremo opposto della città, c’era da ammazzarsi a farlo. Mi sono limitato a vagabondare in lungo e in largo sfruttando le varie piste ciclabili presenti ovunque. Ogni singola strada ha una pista ciclabile/pedonale che, per quanto non sia proprio l’ideale per correre (l’asfalto di uccide le gambe), almeno è una buona alternativa al farsi ammazzare in mezzo alla tangenziale est in orario di punta.

Per caso sono pure passato di fronte alla sede della Nokia che è un po’ una di quelle cose che quando le vedi dici “ah, già! La Nokia è finlandese“. E niente, era lì. Piena di indiani. No seriamente, la Nokia sembra assumere solo indiani e licenziare il resto dell’europa… ma sono politiche aziendali, non mi voglio intromettere.

Divagando un po’ di più, faccio un passo indietro al primo pomeriggio di oggi quando, finalmente, mi sono ricordato di scattare questa foto [qui a destra]. Pizza Berlusconi! Yum! Come non volerla assaggiare? No, non la voglio assaggiare! In primo luogo qui sono dei cani a fare la pizza (mentre io sono un faigo nel cucinarla!), se poi la chiamate Berlusconi proprio non voglio neppure vederla! Ah, per chi fosse interessato la motivazione di questo nome è qui (Grazie Memo).

E niente, invece della pizza stasera mi cucino un bel risotto alla milanese. L’avevo promesso al mio tutor, che per giunta non c’era al mio pizza party in occasione del mio compleanno, quindi stasera mi sbizzarrisco sui fornelli. Credo di essere l’unico studente erasmus a preoccuparsi così tanto del cibo. Ma che volete che vi dica, alla fine sono italiano e, sebbene tutti i nostri (infiniti) difetti, a cucinare non ci batte nessuno. E ho le prove. Poi io a cucinare sono un faigo, come ho già detto. E sì, anche per questo ho le prove. =D