Mi capita spesso di non ragionare bene prima di parlare, creando quindi quella imbarazzante situazione in cui sono costretto a scegliere tra
continuare con la mia cazzata con una certa nonchalance, incurante delle idiozie che sto dicendo.
ammettere il mio errore e fare ammenda, sentendomi comunque un idiota patentato con tanto di cappello da asino sulla testa.
Che, per carità, alla fine si tratta di cose che mi accadono principalmente tra amici, chiacchierando del più e del meno. Cerco di non andare “fuori dal seminato” con gente sconosciuta e affrontare invece argomenti a me conosciuti o, altrimenti, far parlare l’altro interlocutore.
Sarebbe però una buona cosa che mettessi un bel filtro a quello che dico, se no la ghiaia che ho in testa frana direttamente. E se qui mi azzeccate la semi-citazione vincete un premio.
Scrivo un articolo. Lo cancello. Lo riprendo. Non mi piace: cestina.
Rivedi l’ultima frase, forse andava bene. No no, lascia perdere: cestina.
Cavolo stasera gioca l’Italia, devo scrivere qualcosa sulla gara? Sì, ma ci sono troppe cose, troppi pensieri, confusi: cestina.
Forse posso scrivere qualcosa giusto per riempire il vuoto, qualcosa che in realtà non sia né importante né veramente interessante. Si potrei: cestina.
Vorrei dire che me lo ricordo chiaramente, ma non è del tutto vero. Certo, era estate, giugno inoltrato, e faceva caldo, molto caldo. La cosa però non mi toccava più di tanto. Poteva anche essere inverno, gelido, non sarebbe cambiato nulla. Forse solo l’atmosfera, ma niente di più.
Mi ricordo che si stava davvero bene, che poco mi importava di tutto e di tutti. Vivevo senza pensieri la mia estate, ascoltando canzoni dalle cuffie di un iPod. Forse era “Hey There Delilah” la canzone che diede il via, ma anche qui poco importa cosa stessi ascoltando, le canzoni si susseguivano ininterrottamente senza alcun controllo.
Credo anche di essermi addormentato a un certo punto, ero sul mio letto al piano di sotto. Saranno passati 2 anni da che mi sono trasferito in una più ampia soffitta di casa mia. Le finestre erano spalancate nel tentativo di far passare un poco di aria, fallendo miseramente. La stanza sembrava più bianca del solito, ma non era colpa del sole. c’era qualcos’altro lì, in quella stanza, qualcosa che ricordo chiaramente, ma che preferirei non ricordare.
Quello che c’era lì, inoltre, era il perfetto senso di pace e tranquillità che rendeva le mie giornate estive stupende, mentre ora mi trovo a dover riempire ogni buco della mia giornata con una qualsivoglia attività, dallo studio all’arbitraggio, all’ESN, alla lettura. Non posso permettermi un attimo di riflessione, un attimo come questo, senza sentire la mancanza di quella perfetta giornata estiva.
Vorrei dire che me lo ricordo chiaramente, ma non è del tutto vero. Certo, era estate, giugno inoltrato, e faceva caldo, molto caldo. La cosa però non mi toccava più di tanto. Poteva anche essere inverno, gelido, non sarebbe cambiato nulla. Forse solo l’atmosfera, ma niente di più.
Mi ricordo che si stava davvero bene, che poco mi importava di tutto e di tutti. Vivevo senza pensieri la mia estate, ascoltando canzoni dalle cuffie di un iPod. Forse era “Hey There Delilah” la canzone che diede il via, ma anche qui poco importa cosa stessi ascoltando, le canzoni si susseguivano ininterrottamente senza alcun controllo.
Credo anche di essermi addormentato a un certo punto, ero sul mio letto al piano di sotto. Saranno passati 2 anni da che mi sono trasferito in una più ampia soffitta di casa mia. Le finestre erano spalancate nel tentativo di far passare un poco di aria, fallendo miseramente. La stanza sembrava più bianca del solito, ma non era colpa del sole. c’era qualcos’altro lì, in quella stanza, qualcosa che ricordo chiaramente, ma che preferirei non ricordare.
Quello che c’era lì, inoltre, era il perfetto senso di pace e tranquillità che rendeva le mie giornate estive stupende, mentre ora mi trovo a dover riempire ogni buco della mia giornata con una qualsivoglia attività, dallo studio all’arbitraggio, all’ESN, alla lettura. Non posso permettermi un attimo di riflessione, un attimo come questo, senza sentire la mancanza di quella perfetta giornata estiva.
Ho tanti di quei pensieri per la testa che a esser sincero non so se sia il caso di tirarli fuori. La reazione sarebbe incontrollabile: gente che tenterebbe di esorcizzarmi, insulti da destra e manca. Insomma, una specie di catastrofe naturale circoscritta alla mia persona.
Certo è che non trovo altra soluzione che scrivere un po’, si sa mai che aiuta. Mi rendo conto che sto scrivendo a braccio, senza un filo logico e senza sapere dove andrò a parare. “Di cosa parlerai allora?” vi chiederete voi. La verità è che non lo so. Non so di cosa voglio parlare perchè non so che cosa penso ora. Avete presente quando voi state guardando la TV e qualcuno accende contemporaneamente la radio, un video su YouTube e magari parla al telefono? Ecco, la sensazione è quella: un gran casino.
Ma insomma, si va avanti. Si tenta di studiare dalle 8 del mattino alle 9 di sera, ma solo per sentirsi in pace con se stessi, non perchè effettivamente serva a qualcosa studiare così tanto. Oramai sono così pessimista su questo esame che la cosa che mi sta più sulle palle non è tanto il rischio di non passarlo, quanto l’aver speso 30€ in mezzi di trasporto per salire 3 giorni a Milano.
In tutto questo, voglio tornare là, ecco tutto. Sapevatelo.
Vabbè, salve gente. Che almeno le vostre menti siano un po’ più ordinate delle mie.
Sono convinto che colui che produrrà un porta asciugamani ad altezza umana farà un sacco di soldi.
Non potete negare, chiunque di noi la maggior parte delle volte opta per l’utilizzo dell’accappatoio vicino alla doccia invece della salvietta lì di fianco al lavandino. È normale, si trova ad una altezza tale per cui non ci si deve chinare. Ma dai, chi l’ha pensata una cosa del genere? Per i bambini? Non scherziamo…
Voglio un porta asciugamani più alto, e lo voglio ora!
Dopo questo post dalla dubbia utilità me ne ritorno sui libri.
La bella la va al fosso, ravanei remulass barbabietole spinass tré palanche al mass. La bella la va al fosso, al fosso a resentar, ohei, al fosso a resentar.
Questo è uno di quei post che solitamente non frega un cavolo a nessuno. Di quelli che mi vien voglia di scrivere quando sono sotto la doccia, ascoltando la musica ovattata proveniente dalla camera da letto. Avrei bisogno di nuovi artisti nella mia libreria musicale, nessun genere in particolare – i miei gusti sono vari – ma qualcosa di nuovo e curioso non mi farebbe male.
Sembra che la nostalgia della Finlandia vada via via scemando, tramutandosi in una preoccupante voglia di andarsene di casa e cambiare ambiente. Ecco che l’occasione viene accolta dal già trattato argomento “Università per la specialistica”. All’elenco delle università europee che mi allettano si aggiunge, udite udite, un’università italiana! Sì, bè… italiana. Italo-tedesca. Sto parlando della Libera Università di Bolzano che offre programmi per la specialistica che non sono niente male, completamente in lingua inglese. Stica! Per di più i miei non sembrano nemmeno così riluttanti all’idea, risultando invece un po’ più preoccupati all’idea di un mio trasferimento all’estero (cosa che, comunque, preferirei a prescindere). In ogni caso è ancora presto per decidere.
In questo periodo mi devo preparare per un esame, molto difficile devo dire, e mi ritrovo come al solito pieno di idee e progetti da realizzare, progetti che inevitabilmente intralciano i miei studi e mi occupano la stragrande maggioranza del mio tempo. Il problema è sempre lo stesso: io penso sempre a queste cose che mi piacciono e ci ragiono su 24/7 togliendo spazio ai miei studi. Non avessi da preparare esami starei tutto il giorno a lavorare sui miei sogni. Verrà il giorno…
Qualche giorno fa mi sono svegliato con un’ideona: tiriamo su un’azienda, un’impresa o un sarcavolo-come-si-chiama. Googolando su per giù ho scoperto che non fa per me: scartoffie, soldi, scartoffie e soldi. Immaginavo potesse essere difficile, ma non così tanto. Come uccidere le idee di un giovane.
A proposito di idee, da quando sono andato in Finlandia ho aperto una bella cartella nel mio Google Doc, si chiama “ideas”: ci scrivo tutto ciò che mi passa per la mente, tutto ciò che voglio e forse realizzerò. Giust’ora sto aggiungendo un nuovo file dal titolo “Raspberry PI”. Se non sapete cos’è, googolate – troppo lungo da spiegare (circa 10 parole, eh!).
Bene, se ancora non vi siete addormentati o non avete chiuso il sito vuol dire che non avete proprio niente di meglio da fare che darmi retta. Bravi voi.
A presto con buone nuove. Ora vado a dormire che s’è fatto tardi e il pupo c’ha sonno. Il pupo sono io.
E niente, ci sarebbe questo sito – GameOne – fatto da amici con recensioni, news e quant’altro inerente i videogiochi. Se volete darci un’occhiata il link è lassù.
Il titolo andrebbe letto un po’ alla “The Ring“, quando guardi la videocassetta con immagini alla ca**o di cane e una vocina malata ti dice che da 7 giorni a quella parte morirai. Ottimo no? Dopo una giornata stressante al lavoro ti siedi sul divano per guardare un film e rilassarti e TAC! 7 giorni dopo muori. Soccose.
Comunque, dicevo: 1 settimana, 7 giorni. Manca poco alla mia partenza.
Sì, lo so. Sorvolando sul fatto che oramai questo blog lo leggono in 2 persone (io sul mio portatile e io sul computer fisso), inoltre vi avrò probabilmente stressati tutti con sto fatto che parto. Mica sto via 5 mesi, eh! … Oh, wait!
Ho iniziato a preparare la valigia: fuori 33°C, io tiro fuori i maglioni di lana e i giubbotti pesanti. Ottimo direi, mi vien caldo solo a fissarli. Poi c’è mia mamma che, dato che devo partire, ha deciso che io non mi posso più vestire perchè gli indumenti li devo tenere da parte per la valigia. Attualmente esco vestito con i pantaloncini che uso per arbitrare e una maglietta intima. Una vera fashion victim.
Tra le varie cose ho scoperto la nazionalità di uno dei miei coinquilini, un tedesco che contatterò a breve. In realtà non ne sono sicuro, l’ho dedotto dal suo nome e dal suo sito internet scritto in tedesco. Non avendo lui il profilo di Facebook o Google+ o Twitter non posso avere conferme della mia tesi. Probabilmente gli manderò una email proprio oggi, per sentire un po’ quando arriva e cose del genere.
Chi volesse, può già attaccare il navigatore. Mappa
Il posto è molto comodo, 500mt dalla stazione e una sola fermata di treno per raggiungere l’Università. Probabilmente d’estate si potrebbe fare anche a piedi la strada, ma non voglio arrischiarmi in questa odissea durante il freddo inverno finlandese.
Che altro? Bè, tra 4 giorni, proprio come i maturandi, inizio ufficialmente la sessione d’esami con un bell’orale di Linguaggi Formali e Automi. Bello, eh? In realtà sì, non è così noioso come sembra. Certo, a sapere le dimostrazioni… ma questa è un’altra storia.
Sono 2 settimane che mi sveglio ogni giorno alle 7.30 del mattino per studiare. Dovrei iniziare da programma alle 8.30, ma qualcosa mi distrae sempre: “Ma non posso iniziare a studiare se prima non sposto questa cosa…” “Il criceto ha bisogno della manicure, non può aspettare oltre” “Devo per forza finire questo sito! Per forza”. Questo un elenco delle più classiche frasi perditempo della settimana.
A proposito di “sito”, ho aperto un nuovo sito che si chiama, udite udite, www.marcobassi.com! E già, ora ho un sito con il mio nome e cognome. Bello no? No, sono malato. Curatemi. In ogni caso potete benissimo darci un’occhiata e dirmi (qui) cosa ne pensate (perchè là non ci sono i commenti).
Bene, credo di aver detto un po’ tutto, anche se qualcosa l’ho scordato di certo. Bè, una scusa in più per scrivere un altro post.
IN CULO AL KOALA A TUTTI I MATURANDI e DAI CAZZO!
A tutti gli altri studenti universitari: rassegnatevi, per noi le vacanze non esistono. Facciamocene una ragione.