Mancanza di filtro

Mi capita spesso di non ragionare bene prima di parlare, creando quindi quella imbarazzante situazione in cui sono costretto a scegliere tra

  1. continuare con la mia cazzata con una certa nonchalance, incurante delle idiozie che sto dicendo.
  2. ammettere il mio errore e fare ammenda, sentendomi comunque un idiota patentato con tanto di cappello da asino sulla testa.

Che, per carità, alla fine si tratta di cose che mi accadono principalmente tra amici, chiacchierando del più e del meno. Cerco di non andare “fuori dal seminato” con gente sconosciuta e affrontare invece argomenti a me conosciuti o, altrimenti, far parlare l’altro interlocutore.

Sarebbe però una buona cosa che mettessi un bel filtro a quello che dico, se no la ghiaia che ho in testa frana direttamente. E se qui mi azzeccate la semi-citazione vincete un premio.

Cestina

Scrivo un articolo. Lo cancello. Lo riprendo. Non mi piace: cestina.

Rivedi l’ultima frase, forse andava bene. No no, lascia perdere: cestina.

Cavolo stasera gioca l’Italia, devo scrivere qualcosa sulla gara? Sì, ma ci sono troppe cose, troppi pensieri, confusi: cestina.

Forse posso scrivere qualcosa giusto per riempire il vuoto, qualcosa che in realtà non sia né importante né veramente interessante. Si potrei: cestina.

Mai fermarsi due secondi

Vorrei dire che me lo ricordo chiaramente, ma non è del tutto vero. Certo, era estate, giugno inoltrato, e faceva caldo, molto caldo. La cosa però non mi toccava più di tanto. Poteva anche essere inverno, gelido, non sarebbe cambiato nulla. Forse solo l’atmosfera, ma niente di più.

Mi ricordo che si stava davvero bene, che poco mi importava di tutto e di tutti. Vivevo senza pensieri la mia estate, ascoltando canzoni dalle cuffie di un iPod. Forse era “Hey There Delilah” la canzone che diede il via, ma anche qui poco importa cosa stessi ascoltando, le canzoni si susseguivano ininterrottamente senza alcun controllo.

Credo anche di essermi addormentato a un certo punto, ero sul mio letto al piano di sotto. Saranno passati 2 anni da che mi sono trasferito in una più ampia soffitta di casa mia. Le finestre erano spalancate nel tentativo di far passare un poco di aria, fallendo miseramente. La stanza sembrava più bianca del solito, ma non era colpa del sole. c’era qualcos’altro lì, in quella stanza, qualcosa che ricordo chiaramente, ma che preferirei non ricordare.

Quello che c’era lì, inoltre, era il perfetto senso di pace e tranquillità che rendeva le mie giornate estive stupende, mentre ora mi trovo a dover riempire ogni buco della mia giornata con una qualsivoglia attività, dallo studio all’arbitraggio, all’ESN, alla lettura. Non posso permettermi un attimo di riflessione, un attimo come questo, senza sentire la mancanza di quella perfetta giornata estiva.

Mai fermarsi due secondi

Vorrei dire che me lo ricordo chiaramente, ma non è del tutto vero. Certo, era estate, giugno inoltrato, e faceva caldo, molto caldo. La cosa però non mi toccava più di tanto. Poteva anche essere inverno, gelido, non sarebbe cambiato nulla. Forse solo l’atmosfera, ma niente di più.

Mi ricordo che si stava davvero bene, che poco mi importava di tutto e di tutti. Vivevo senza pensieri la mia estate, ascoltando canzoni dalle cuffie di un iPod. Forse era “Hey There Delilah” la canzone che diede il via, ma anche qui poco importa cosa stessi ascoltando, le canzoni si susseguivano ininterrottamente senza alcun controllo.

Credo anche di essermi addormentato a un certo punto, ero sul mio letto al piano di sotto. Saranno passati 2 anni da che mi sono trasferito in una più ampia soffitta di casa mia. Le finestre erano spalancate nel tentativo di far passare un poco di aria, fallendo miseramente. La stanza sembrava più bianca del solito, ma non era colpa del sole. c’era qualcos’altro lì, in quella stanza, qualcosa che ricordo chiaramente, ma che preferirei non ricordare.

Quello che c’era lì, inoltre, era il perfetto senso di pace e tranquillità che rendeva le mie giornate estive stupende, mentre ora mi trovo a dover riempire ogni buco della mia giornata con una qualsivoglia attività, dallo studio all’arbitraggio, all’ESN, alla lettura. Non posso permettermi un attimo di riflessione, un attimo come questo, senza sentire la mancanza di quella perfetta giornata estiva.

Soffitto

Le 12.30 non sono poi così tardi o così presto per andare a dormire. Credo sia l’orario ideale per riflettere. Certo, anche la mezzanotte ha il suo fascino, ma è sopravvalutata. Le 12.30, invece, ti danno quei 30 minuti in più per adattarti al freddo delle lenzuola, accucciato in posizione fetale senza disperdere la minima quantità di calore. Raggiungi la temperatura perfetta, ti giri da un lato, ti giri dall’altro, fissi il soffitto. È così bianco. Non lo vedo, ma lo so: tutto bianco. Ci posso disegnare sopra quello che voglio: storie di fantasia, azione, amore. Il soffitto si presta a tutto ciò che desideri.

Quando si è piccoli si scarabocchiano i muri, o almeno io lo facevo. I miei genitori si arrabbiavano, ma in fondo per un po’ me lo lasciavano fare. Chi sono loro (e chi sarò io) per fermare un bambino mentre esprime in libertà le sue idee?

Ora sono un po’ più cresciuto, o almeno così dice la mia carta d’identità. Non disegno più sui muri con una matita, ma sul soffitto con la mia mente. E mi piace un casino.

Pensieri sparsi / Random Thoughts

Il solo sentire una nota di quella canzone, il brivido lungo la schiena al pensiero di come continuerà, la melodia che sembra eternamente breve, le parole pronunciate pian piano, forse prive di significato, ma belle, molto belle, riportano la mia mente a tempi passati, belli o brutti non importa. La musica, ancora lei, in tutte le mie serate.

[Just for fun and only to give a try: Eglish version]

Just hearing one note of that song, the shiver down my spine thinking how it will continue, eternally short melody, words spoken slowly, maybe meaningless, but beautiful, very beautiful, they put my mind back to old days, good or bad… it doesn’t matter. Music, she again, in all my evenings.

Riflessione di mezzanotte

riflessioneMentre me ne tornavo a casuccia solo soletto, la mia mente ha iniziato a vagare. I vari pensieri si espandevano, si univano e contorcevano, l’uno e l’altro vagavano nel buio della notte. Gli eventi degli ultimi giorni mi han fatto riflettere molto. Non che sia successo qualcosa di particolare, anzo, quasi tutto nella solita monotonia. Tuttavia non posso fare a meno di riflettere e farmi domande, cosa che ritengo essenziale per l’esistenza di qualunque essere umano. Farsi delle domande e cercare delle risposte è il miglior modo per crescere, soprattutto mentalmente. Non sempre però si trovano delle risposte, e quando le si trovano non è detto che siano sempre quelle giuste o quelle realmente cercate.

Insomma, il farsi delle domande è una specie di loop infinito in cui non bisogna fermarsi alla prima risposta soddisfacente, così come nella vita: mai accontentarsi, cercare sempre di migliorare se stessi e la propria condizione e, se realmente non ci si riesce… bè, quello è il nostro limite da superare, il nostro scopo nella vita. Già, uno scopo… ci serve uno scopo per vivere? Forse si. Se non avessimo uno scopo che vivremmo a fare? Forse vivremmo solo per completare quell’ecosistema che è la Terra, ma nulla di più. Avere uno scopo nella vita, o dei sogni (parlando più astrattamente di quanto già non stia facendo), può benissimo essere una risposta alla millenaria domanda “Perchè esistiamo?”. Ma sicuramente anche questa non è la risposta corretta. O magari vi sono più risposte corrette… chi lo sa…

Cavolo che robe strane che scrivo. E’ curioso vedere come nel completo silenzio della notte la mente possa elaborare simili ragionamenti. So che a una qualunque persona possono sembrare sconclusionati e degni di uno che si è appena fumato una canna. Tuttavia inviterei chiunque a provare, una sera, in silenzio, al buio, a riflettere. Lasciare che i pesieri si uniscano finchè non si trova una possibile risposta al proprio quesito. E’ molto affascinante come cosa, nonchè rilassante.

A coloro che ho appena fatto addormentare sul computer auguro una buona dormita… magari anche quella porterà riflessione…