Cartelli stradali

Non dico di riempire le città di cartelli stradali che inidicano tutte le direzioni possibili inimmaginabili, anzi, trovo che spesso ce ne siano veramente troppi di cartelli sulle nostre strade. Quello che però vorrei è che, uscendo da un paese, non mi ritrovi, se va bene, la sola indicazione “Milano” ma magari anche quella di qualche paese limitrofo o del capoluogo di provincia più vicino. E’ chiedere tanto? Talvolta poi non c’è neppure quello. Imbocchi la strada principale e… dove vai? Devi farti almeno un chilometro per capire la direzione che stai seguendo!

Alla fine, quando sei nel panico più totale, ti ritrovi a chiedere a chiunque indicazioni, fermandoti ogni 500 metri per esser sicuro di aver capito bene e, puntualmente, se il primo passante ti aveva detto “Vai diritto e alla prima svolta a destra”, il secondo ti dice “vai diritto e svolta a sinistra poi a destra e ancora a sinistra. Imbocca la 3^… no, no… la 4^… no, no la 7^ uscita sulla sinistra e poi svolta diritto. Capito?” e con un flebile ti allontani più confuso che mai.

Fiducia

Oggi tornavo dalla partita a Milano e, prima di imboccare la tangenziale, vedo, fermo sulla destra, un uomo a fianco della propria auto con una cartina in mano che chiedeva praticamente a chiunque di fermarsi per avere, credo, informazioni.

Ora, so che avrei potuto fermarmi, che avevo tutto il tempo possibile, che non ero in ritardo… ma è stato più forte di me: non mi sono fermato. Un cenno per dire che ero in ritardo e ho tagliato dritto fino a imboccare la tangenziale. Il pensiero che quell’uomo non avesse veramente bisogno d’aiuto ma volesse, invece, fregarmi mi perseguitava. Troppe volte ho letto sul giornale di queste persone che, prima ti fermano per chiederti aiuto, poi… trac: ti rubano la macchina o altro.

Il fatto è che sembra non ci si possa più fidare di nessuno. Sembra una frase fatta, ma è terribilmente vero. Perchè io, bravo ragazzo disponibile ad aiutare, dovrei esser portato a diffidare di chiunque proprio perchè le esperienze che notiziari e giornali ci portano sono, sempre, negative? Sarebbe bello, un giorno, poter non diffidare di chiunque…

Un grave errore

Ieri sera ero in palese anticipo sull’ora d’arrivo agli allenamenti e, poichè volevo farlo da tempo, ho deciso di passare giusto giusto 5 minuti (notate bene questo passaggio, 5 minuti…) al Mercatone Uno: il più grave errore della mia vita! Già, perchè al Mercatone Uno non è concepito il fatto che tu possa essere interessato a un solo genere di prodotto o che, di punto in bianco, tu abbia bisogno d’uscire. NO, tu devi farti tutta la strada che LORO hanno deciso di farti fare, passando dall’arredamento per il salotto, ai generi per il bagno fino ai sacchetti dell’immondizia.

Il problema è quando entri e ti rendi conto del tuo errore: appena passata la sbarra automatica che si chiude dietro di te, capisci di esser stato fregato. Non puoi tornare indietro, non c’è un’uscita senza acquisti se non di fianco alle casse, puoi solo andare avanti cercando di seguire quelle frecce che definiscono la strada da seguire e ridefiniscono il concetto che la strada più breve tra due punti è un circuito di montecarlo anzichè una retta.

Conclusione: il giretto di 5 minuti è durato un quarto d’ora buono, di cui i primi 5 minuti li ho passati a capire dove mi trovassi e che strada dovessi fare. La prossima volta mi porto un navigatore GPS.

O tu, donna al volante…

O tu, donna al volante
Che parcheggi scherzosa la tua auto rombante
Con quelle caviglie di camminare stanche
Sai a cosa servon quelle linee bianche?

Delimitano il posto dove porre il veicolo
Puoi lasciarlo lì, non c’è pericolo.
E allora, o donna gioconda
Perchè lo lasci in mezzo a quella cazzo di rotonda?!

Ma suvvia non ti scoraggiare,
Non sei l’unica che non sa parcheggiare.
Perchè già sostano dietro di te
Non una, non due, bensì tre

Donne coglione, scherzose e vivaci
Figlie di tr**a, di peni voraci.
E a tutte e quattro solenne io impreco
Andate insieme a pigliarlo nel di dietro!

Poltronius, XI-II-MMX