Maroni: Saricare musica da Internet non è illegale

Notizia del 10 Aprile:

Scaricare musica da Internet ‘non la considero un’azione illegale’. Lo ribadisce il ministro dell’Interno Roberto Maroni.E sottolinea che lo scambio di file musicali non ha nulla a che vedere con la pirateria ricordando la soluzione che propone da tempo: un grande sito nazionale da cui si possa scaricare musica gratis legalmente con sponsor che pagano i diritti d’autore a chi la musica la fa e che ovviamente ha diritto ad essere pagato per questo.

Bè, devo dire che mi trovo d’accordo praticamente su tutto, anche sulla possibile soluzione proposta dal Ministro. Cavolo, è bello quando, una volta ogni tanto, escono fuori con queste notizie!

Fonte: Ansa.it

Quando il governo lecca il (termine censurato) alla SIAE

Il Ministero dei beni culturali ha bellamente deciso che la SIAE non percepisce già abbastanza soldi con i diritti d’autore dalla vendita di CD e DVD, ma ha bisogno di prendere altri soldi. Ma come? Ecco l’ingegnosa soluzione del nostro ministero: tassare maggiormente i supporti digitali scrivibili. E già, perchè se io compro un DVD riscrivibile per masterizzarci il video delle nozze, naturalmente devo pagare i diritti alla SIAE. Se voglio fare una copia di backup della mia cartella “Documenti” e salvarla su chiavetta USB, devo pagare i diritti alla SIAE. Ma questo è giusto, sì… cioè, gli artisti hanno bisogno di quei soldi, è un loro diritto averli… anche se non sto copiando una loro opera…

Ma fatemi il piacere! A parte che esiste una legge italiana che permette di avere una copia di backup gratuita per ogni file multimediale regolarmente acquistato, ma nessuno lo sa… Poi l’affermazione «Questo provvedimento restituisce dignità a chi crea un’opera» è del tutto insensata, dai!

Citando il presidente (mi pare) del Pirate Party (Partito dei Pirati, ha circa il 30% dei consensi in Svezia – ndr) “Quando fondarono la prima biblioteca pubblica al mondo, gli editori si alterarono. Dicevano che così facendo si sarebbe andati incontro al decadimento della cultura, poichè tutti gli scrittori avrebbero smesso di scrivere dato che nessuno avrebbe più comprato libri ma li avrebbe presi in prestito in una biblioteca pubblica. E come tutti sappiamo, oggi più nessuno scrive libri…”

Che cosa assurda. Tutto questo per tentare di fermare il file sharing. Fa niente se le statistiche affermano che il file sharing ha aumentato l’acquisto di opere audio o video. Fa niente se in italia i prodotti digitali costano il 30-40% in più rispetto ad oltreoceano. Questa tassa era necessaria, per il bene di tutti… Ma fatemi il piacere -.-”

Ecco qualche esempio di aumento: 36 centesimi per una chiavetta Usb da 4 giga, circa 50 centesimi per un Dvd riscrivibile, quasi 10 euro in più per i dischi rigidi da 15 giga montati sui lettori Mp3 (per esempio sugli iPod) e 30 euro per un hardisk con una capienza superiore a 250 gigabyte.

Qui sotto l’articolo de Il Sole 24 Ore da cui ho preso spunto:

È stato pubblicato ieri l’atteso decreto del Ministero dei beni culturali 30 dicembre 2009 sull”equo compenso”, cioè la quota anticipata di diritto d’autore che il consumatore paga all’acquisto di dispositivi per la riproduzione di opere audiovisive protette dalla legge.
Il decreto stabilisce, tramite il richiamo a un allegato tecnico, i nuovi importi degli aumenti dei prezzi che devono essere applicati alle memorie di massa (per esempio Dvd e chiavette Usb) in ragione della loro capacità e a masterizzatori, computer e telefoni cellulari che consentono la memorizzazione e la fruizione di opere audiovisive protette dalla legge 633/41 sul diritto d’autore. Queste somme costituiscono il cosiddetto “equo compenso” disciplinato (art. 71 septies della legge sul copyright), cioè l’ammontare dei diritti che vengono preventivamente corrisposti agli autori o ai loro editori. Ne consegue che, per esempio, i titolari dei diritti percepiranno gli importi stabiliti anche se gli utenti usano gli strumenti e le memorie di massa per registrare opere originali. Qualche esempio di aumento: 36 centesimi per una chiavetta Usb da 4 giga, circa 50 centesimi per un Dvd riscrivibile, quasi 10 euro in più per i dischi rigidi da 15 giga montati sui lettori Mp3 (per esempio sugli iPod) e 30 euro per un hardisk con una capienza superiore a 250 gigabyte.
L’equo compenso è sicuramente una soluzione imperfetta e, per certi versi, non realmente “equa”, ma al momento non è stato ancora trovato un sistema diverso per non pregiudicare la riscossione delle royalties da parte dei titolari dei diritti, a fronte della facoltà che il cittadino ha di eseguire una copia per uso privato di un’opera audiovisiva, nei limiti delle misure tecnologiche di protezione (art. 102 quater della legge sul diritto d’autore). Ciò significa tuttavia, ed è un altro limite dell’equo compenso, che come ha di recente stabilito la sentenza n. 8787/09 del tribunale di Milano – sezione specializzata in materia di proprietà intellettuale e industriale – la copia privata è possibile solo nel caso in cui l’opera stessa non sia protetta da misure che impediscono la duplicazione.
L’allegato tecnico al decreto prevede inoltre un sistema automatico di adeguamento degli aumenti coatti dei costi su base annuale e nell’arco di un triennio, oltre alla possibilità, per la Siae, di stabilire esenzioni da pagamento in favore di specifiche categorie di utilizzi o settori. L’allegato istituisce un tavolo tecnico cui affida il compito di studiare l’andamento del mercato anche in rapporto all’evoluzione tecnologica, per tarare in modo più efficiente la quantificazione dell’equo compenso.
Potranno fare parte di questo tavolo tecnico, oltre ai ministeri competenti, anche la Siae e le associazioni di categoria dei produttori di supporti e apparati, insieme a quelle dei titolari dei diritti. Il commento della Siae: «Questo provvedimento restituisce dignità a chi crea un’opera».

Fonte: il Sole 24 Ore