Maroni: Saricare musica da Internet non è illegale

Notizia del 10 Aprile:

Scaricare musica da Internet ‘non la considero un’azione illegale’. Lo ribadisce il ministro dell’Interno Roberto Maroni.E sottolinea che lo scambio di file musicali non ha nulla a che vedere con la pirateria ricordando la soluzione che propone da tempo: un grande sito nazionale da cui si possa scaricare musica gratis legalmente con sponsor che pagano i diritti d’autore a chi la musica la fa e che ovviamente ha diritto ad essere pagato per questo.

Bè, devo dire che mi trovo d’accordo praticamente su tutto, anche sulla possibile soluzione proposta dal Ministro. Cavolo, è bello quando, una volta ogni tanto, escono fuori con queste notizie!

Fonte: Ansa.it

La poltitica italiana è tutto un cartone animato

Direttamente dal sito dell’ANSA, quello che si dicevano oggi in senato durante il dibattito della oramai approvata legge porcata ad personam sul legittimo impedimento:

“La tensione del dibattito non ha però fatto perdere ai senatori la voglia di ironizzare nei confronti degli avversari politici dando fondo a citazioni e molti parallelismi soprattutto con il mondo dei cartoon: da ‘Alice nel Paese delle meraviglie’ ai ‘Promessi Sposi’. Per finire ai Puffi e a Willy il Coyote. Il presidente dei senatori dell’Udc Giampiero D’Alia paragona i legali del premier Niccolò Ghedini e Piero Longo a Gargamella e Birba che “cercano di catturare i Puffi senza mai riuscirci”. Mentre Berlusconi è come il coyote “che fa di tutto” per prendere lo struzzo ‘Bip-pib, ma poi ”cade sempre nel canyon”.
(ANSA)

Ah, l’ho già detto che il legittimo impedimento è una cagata pazzesca? Sì? Bè, lo dico ancora. E’ una cagata pazzesca!

La città di Topeka ora si chiama Google!

La città di Topeka, Kansas, ha deciso di cambiare temporaneamente il suo nome per chiamarsi…Google. L’obiettivo del paesino è quello di conquistare l’attenzione ma anche i favori del numero uno mondiale dei motori di ricerca per essere scelto dall’azienda di Mountain View come luogo di sperimentazione per l’installazione della sua rete in fibra ottica ad alta velocità. William W. Butten, sindaco della città, annuncia molto seriamente il cambiamento del nome della sua città in una lettera aperta (PDF).

Topeka
Topeka

Dopo alcuni ringraziamenti a Google, il sindaco segnala che Topeka sarà “ribattezzata” per l’intero mese di marzo con il nome di “Google – Capitale della fibra ottica”. Topeka, che conta 122.000 abitanti, è da oggi a pieni diritti Google, tanto che all’ingresso nella città è stato posto un cartello con il nome del paese scritto il lettere colorate.

Il passo, chiaramente provocatorio, ha l’obiettivo di attirare l’attenzione di Google, che ha lanciato agli inizi di febbraio un comunicato in cui chiedeva la candidatura di città, regioni, stati, o zone desiderose di partecipare al suo programma di installazione della rete a fibra ottica ad alta velocità.

FONTE: notebookitalia.it

Google condannato

(Tratto da zeusnews.it)

Nel 2006, l’8 settembre, alcuni ragazzi pubblicarono su YouTube un video in cui maltrattavano un proprio compagno di scuola affetto dalla sindrome di Down.

Non appena la notizia si diffuse, montò la protesta finché il 6 novembre un utente privato e il Ministero dell’Interno, quasi contemporaneamente, chiesero a Google la rimozione del video, cosa che avvenne il giorno seguente.

A quel punto, però, era troppo tardi per fermare la macchina che s’era messa in moto. La famiglia del ragazzo vessato dai compagni aveva esposto querela, cui si erano aggiunti anche l’Associazione Vividown e il Comune di Milano, quali parti civili.

Per Google, tuttavia, sembrava che non sussistessero problemi seri: una direttiva europea del 2003, recepita dalla legge italiana, stabiliva che i provider non sono responsabili dei contenuti, a patto che cancellino i contenuti offensivi dietro segnalazione.

Stante tutto ciò, la condanna odierna ha colto di sorpresa non solo gli imputati, ma l’intera Rete. Non a caso il New York Times ha definito la sentenza “storica” per quello che riguarda la giurisprudenza di Internet.

David Drummond, George De Los Reyes e Peter Fleischer sono stati considerati responsabili per un video caricato da dei ragazzini – questi, sì, davvero responsabili non solo del video ma anche dei maltrattamenti – sulla piattaforma da loro gestita.

Il Tribunale di Milano, che ha emesso la sentenza, sembra credere che sia non solo auspicabile ma anche tecnicamente possibile censurare all’origine il materiale ospitato da una piattaforma di condivisione libera (beh, libera fino a oggi) come YouTube.

Se le difficoltà tecniche di un’impresa del genere sono evidenti per tutti (a eccezioni di quelli che dovrebbero vederle) le conseguenze per la libertà della Rete sono ancora più preoccupanti.

La sentenza sembra illudersi che il problema non sia la violenza al ragazzo, ma il video, dimenticando che la violenza ci sarebbe in ogni probabilità stata anche senza filmato (così come esisteva già prima che nascesse YouTube).

Nel periodo di tempo in cui il video è rimasto online i dirigenti di Google non sono stati consapevoli dalla sua esistenza – come avrebbero potuto? – finché qualcuno non ha avuto il buon senso di non limitarsi a scandalizzarsi per la sua presenza ma di segnalarlo come contenuto da rimuovere, cosa che è avvenuta.

È senz’altro significativo, poi, che a questo punto del processo i genitori del ragazzo maltrattato si siano da tempo dissociati dall’intera vicenda ritirando la querela.

Si erano resi conto che tutto il rumore creato dai vari attori non era finalizzato alla tutela della vittima, che anzi veniva “ulteriormente offesa e umiliata dai titoli e dalle immagini”, ma aveva probabilmente altri fini.

Stando a quanto è dato finora di sapere, la condanna si basa su un mancato rispetto delle norme sulla privacy da parte di Google, che avrebbe dovuto chiedere l’intervento del Garante prima di mettere online il video ritraente un “minore affetto da patologie”, come se la decisione di rendere visibili quelle scene fosse stata di Google e non dei quattro ragazzini (peraltro già condannati).

Per i dettagli, occorrerà aspettare che il giudice Oscar Magi depositi le motivazioni della sentenza, cosa che avverrà entro 90 giorni. Fortunatamente – secondo gli avvocati della difesa – è caduta l’accusa di diffamazione, altrimenti “l’obbligo di censura preventiva da parte degli hosting provider” sarebbe stato automaticamente sancito.

Resta comunque il problema della responsabilità attribuita a chi fornisce il mezzo di comunicazione, e non a chi lo usa.

E mentre all’estero – e non solo – si chiedono quale deriva censoria stia prendendo piede in Italia, è singolare come per la seconda volta in poco tempo qualcuno chieda di mettere il bavaglio a Internet.

“Se i siti come i blog, Facebook, Youtube vengono ritenuti responsabili del controllo di ogni video” – spiega Marco Pancini – “significherebbe la fine di Internet come oggi lo conosciamo, con tutte le conseguenze politiche e tecnologiche. Si tratta di principi per noi importanti, perciò continueremo a seguire i nostri colleghi in appello”.
Qui sotto la direttiva Europea sulla responsabilità del materiale pubblicato in internet:

Leggi tutto “Google condannato”

Qualcuno sa chi era Craxi?

No perchè forse la gente non lo sa, o non se lo ricorda, ma Craxi era un corrotto. In parlamento ha detto esplicitamente che anche lui prendeva soldi perchè “tutti lo fanno”! COME!?!?

Poco fa ho letto sul sito reuters italia che il direttore del TG1, Augusto Minzolini, ha definito Craxi un “capro espiatorio”. Ma questo non ce la fa più! Non gli basta essere spudoratamente filo-governativo, deve pure difendere i mafiosi corrotti condannati che per non farsi arrestare scappano in Tunisia… E quello che dico è storia. Ci sono i documenti, le prove, i fatti che condannano Craxi, non me le sono sognate io di notte… Afferma inoltre che “E’ di quegli anni il vulnus che alterò i rapporti fra politica e magistratura. Un vulnus che per quasi un ventennio ha fatto cadere governi per inchieste che spesso non hanno portato da nessuna parte e che ha lanciato nell’agone politico i magistrati che ne erano stati protagonisti, che già per questo avrebbero dovuto dimostrare di non essere di parte”.

Per Minzolini, la storia ricorderà il leader del Psi come “uno statista”, che insieme al presidente Usa Ronald Reagan e al papa Giovanni Paolo II avrebbe contribuito a mettere in crisi l’ex Unione Sovietica accettando di installare anche in Italia nuovi missili. O.o

Rapida la risposta di Di Pietro che, coinvolto direttamente nella vicenda Mani Pulite quale magistrato accusatore, ha annunciato che denuncerà Minzolini alla Camera, “perché chi è pagato con il canone non può permettersi di raccontare parzialità” e ha detto che non si può “paragaonare un corrotto al Papa”.

Citando la voce di wikipedia su Bettino Craxi troviamo:

“Basta con l’ipocrisia!”; tutti i partiti –secondo Craxi– si servivano delle tangenti per autofinanziarsi, anche quelli “che qui dentro fanno i moralisti”. La sua linea di difesa fu incentrata sulla tesi secondo cui i finanziamenti illeciti sarebbero stati necessari alla vita politica dei partiti e delle loro organizzazioni per il mantenimento delle strutture e per la realizzazione delle varie iniziative; il suo partito non si sarebbe discostato da questo generale comportamento e, quindi, più che dichiarare sé stesso innocente, Craxi giungeva a sostenere che egli era colpevole né più né meno di tutti gli altri.

Fonte: wikipedia.it

La “guerra” di Google contro la Cina

Immaginate di essere il più grande motore di ricerca presente in internet. Immaginate di vedervi costretti a filtrare i vostri risultati in base alle leggi di uno stato, applicando la censura su di essi. Ora immaginatevi pure che una nazione abbia al suo interno migliaia di ragazzi svegli che vogliono “sapere” e che costoro, giorno dopo giorno, cercano di violare quei blocchi informatici del vostro motore di ricerca imposti dal loro governo. Ecco che vi trovereste ad avere un sistema perennemente sotto attacco e una riduzione notevole dei profitti… e la cosa vi infastidirebbe non poco.

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Ecco, questo è ciò che è accaduto tra Google e la Cina. Il colosso di Internet ha ufficialmente dichiarato che rimuoverà i filtri alle proprie ricerche per il dominio .cn (cinese) di google. E l’ha fatto per davvero! Certo, il provvedimento si limita solo alle ricerche in lingua inglese, ma non è poco. In ogni caso la notizia è abbastanza ecclatante considerando i provvedimenti che il governo di Pechino ha preso per limitare l’informazione via Internet. Ovviamente dietro tutto ciò c’è comunque una motivazione finanziaria di Google che, come qualunque altra azienda, cerca di fare business, e se il business non c’è lo cerca altrove. Tuttavia l’idea che, almeno per il momento, gli utenti cinesi che conoscono la lingua inglese possano cercare ciò che vogliono on-line è molto interessante e interessanti saranno i suoi sviluppi…

Assurdo

Tratto dal sito tgcom.it

La Lega Nord del Trentino che ha chiesto ufficialmente al presidente del Consiglio provinciale di Trento, Gianni Kessler, di allontanare dagli uffici leghisti l’attuale donna delle pulizie, “di fede islamica” adducendo presunti motivi di sicurezza. Ma il presidente ha immediatamente replicato all’interpellenza: “Non mi passa per la testao di adottare un provvedimento del genere”.

Giovanni Kessler, in una intervista rilasciata al TG 3 della Rai di Bolzano, ha risposto al capogruppo della Lega Alessandro Savoi che aveva chiesto l’esclusione della ditta di pulizia perché impiega addetti islamici: “Ciò che chiediamo a chi si aggiudica l’appalto è che eseguano il lavoro con puntualità e a regola d’arte e che il personale sia inquadrato come previsto dai contratti. Tutto il resto non ci interessa e non ci deve interessare; tanto meno la provenienza e la fede di chi lavora”.

“E’ un problema di sicurezza”, predicava invece il capogruppo della Lega Nord in Consiglio provinciale, Alessandro Savoi, che aveva consegnato una lettera alla segreteria del presidente. “Quella donna può andare a lavorare nell’ufficio consiliare di un altro partito”, dice. La Lega si è decisa a questo passo ufficiale dopo che martedì, verso le 7 – racconta Savoi – il consigliere provinciale leghista Claudio Civettini, entrando nell’ufficio del Carroccio, aveva sorpreso una donna nordafricana che stava dormendo su un divano dell’anticamera.

“Noi non abbiamo niente con chi lavora – dice Savoi – ma non possiamo permettere che all’interno di un partito che combatte contro l’Islam in generale e contro le moschee in particolare una persona di fede islamica possa tranquillamente, a nostra insaputa, mettere il naso nelle nostre carte e leggere circolari riservate. E’ un problema non solo di riservatezza ma anche di sicurezza, soprattutto in questo momento politico internazionale di allarme terrorismo”.

L’iniziativa leghista non è passata inosservata. “Quello della Lega Nord è razzismo bello e buono: si violano i principi basilari della Carta dei diritti dell’uomo e della Costituzione italiana”, commenta il responsabile del coordinamento lavoratori immigrati della Cgil del Trentino Assou El Barji. “Se i consiglieri della Lega temono per la sicurezza dei loro dati – aggiunge il consigliere provinciale Pd Bruno Dorigatti – utilizzino buone password e si affidino alle competenze dell’ufficio informatico: o temono forse che tra i lavoratori della cooperativa si camuffino ingegneri informatici armati di scopa e ramazza?”.

Fonte: tgcom.it

Senza parole… O.O

No B-Day

Da ansa.it

re205ypcX_20091205ROMA – E’ confluito in piazza San Giovanni in Laterano a Roma il corteo No Berlusconi Day. “Sicuramente siamo più di un milione”, ha detto Gianfranco Massa, uno degli organizzatori.

Centinaia le bandiere: da quelle rosse di Rifondazione Comunista e del quotidiano l’Unità a quelle bianche di Di Pietro-Italia Dei Valori. Ma sono molti gli stendardi viola portati dagli esponenti della società civile che hanno scelto questo colore per rappresentare la loro non appartenenza politica. Sulla piazza persone di tutte le età: tanti i giovani, tantissime le famiglie con bambini, le coppie di mezza età, gli anziani e gli immigrati. Quasi tutti indossano qualcosa di viola: sciarpe, maglioni, gilet o gonne e c’é anche chi, come qualche ragazza, è scesa in piazza completamente vestita di viola, dalle scarpe al berretto.

Tra gli striscioni più significativi, uno enorme viola che recita ‘Berlusconi dimissioni’. “Si fa solo i c… suoi e a pagare siamo noi” gridano i manifestanti. “Buffone, buffone”. “Ladro e mafioso”, scandiscono ancora.

Il gruppo più ‘acceso’, ammantato di viola, innalza un fantoccio con le fattezze del presidente del Consiglio. Numerosi intonano cori: “Berlusconi a San Vittore”; qualcuno grida anche insulti in riferimento all’affare escort. In molti cartelli si elogia il presidente della Camera Gianfranco Fini: “Meno male che Gianfranco c’é”, recita uno slogan. Molti i riferimenti positivi a Napolitano. Non sono mancate soste per saltellare al grido di “Chi non salta Berlusconi è”.

Tra i volti noti i registi Mario Monicelli e Nanni Moretti e l’attore Silvio Orlando. Ha parlato l’attore Ascanio Celestini: “L’unico dato importante politico di questa giornata e’ l’auto-organizzazione, che da un po’ di anni funziona in Italia come dimostrano anche i casi del no Tav e di Chiaiano”. Per Celestini pero’ le manifestazioni non bastano: ”E’ vero che senza criminali al potere staremmo tutti meglio ma in questo paese anche se non ci fossero avremmo comunque una destra pericolosa e violenta e una sinistra invadente. Quello che serve e’ una prospettiva”.

Fonte: ansa.it

Commento solo con: wow.

Allarme fuga di gas, era flatulenza di maiale

Questa notizia merita la prima pagina di ogni quotidiano nazionale:

e46bc71ac0ffeecf0ccd802d873e9803SYDNEY – La flatulenza di un maiale ha fatto scattare un’emergenza per sospetta fuga di gas in una proprietà nell’entroterra di Melbourne, in Australia. Quindici vigili del fuoco con due autobotti sono accorsi ieri in una proprietà ad Axedale, presso Bendigo, dopo una chiamata che denunciava un forte odore di gas.

All’arrivo hanno però scoperto che la fonte dell’odore era una scrofa di 120 chili affetta da flatulenza. ‘I padroni erano un po’ imbarazzati, a dire poco. A noi, ci é voluto un po’ di tempo per darci un contegno”, ha detto alla radio Abc il comandante dei pompieri locali, Peter Harkins. ‘Era piuttosto ovvio di cosa si trattasse. Credo che i miei uomini abbiano agito in maniera professionale, ma ci siamo fatti due risate quando siamo tornati alla stazione”.

Fonte: ansa.it

Canonical partner di Google Chrome

Chris Kenyon, vicepresidente del reparto OEM di Canonical, ha reso noto che tra la Canonical e Google è iniziata una collaborazione per lo sviluppo del Sistema Operativo Google Chrome. A questo proposito Sundar Pichai e Matthew Papakipos, nella manifestazione svoltasi a Mountain View in California, hanno messo in chiaro la loro strategia: laddove possibile, è opportuno sviluppare Google Chrome con i componenti e gli strumenti che sono già presenti nella comunità open-source, senza inutili reinvenzioni.

La collaborazione e la relativa non competizione tra Canonical e Google, si motiva sul fatto che Ubuntu continuerà a essere un Sistema Operativo che, per sua peculiare vocazione, non richiede un particolare hardware dedicato. Google Chrome invece fornirà una esperienza molto diversa nel campo dei cosiddetti pc “bonsai” di nuova generazione, che avranno caratteristiche innovative rispetto agli attuali dispositivi, con applicazioni software funzionanti in rete. Google, in pratica, stà preparando una lista di componenti da sottoporre ai produttori, per arricchire l’esperienza Cloud Computing personale e rispondere così al meglio, alle molteplici modalità di fruizione del web 2.0. Ubuntu e Google Chrome ne condivideranno alcune componenti, quando il Sistema Operativo di Mountain View verrà reso disponibile, per i nuovi dispositivi dedicati ultraportatili. “Il 2010 sarà un anno davvero eccitante. Oltre a continuare nella distribuzione di Ubuntu attraverso i nostri partner, proseguiremo il lavoro iniziato con Google su Google Chrome e sui dispositivi destinati alla sua adozione” (Chris Kenyon). Per chi fosse interessato alla presentazione ufficiale di Chrome, è disponibile un filmato a questo indirizzo.

Tratto da http://wiki.ubuntu-it.org/NewsletterItaliana/2009.038 Fonte: canonical.com