Non chiedo tanto dalla vita, ma una di quelle poche cose è la possibilità di prendere il primo pullman possibile che mi permetta di tornare a casa. Tre giorni a settimana viaggio sul filo di un rasoio, largo si e no 30 secondi, per riuscire a tornare a casa solo una ventina di minuti prima, che sembrano pochi, ma in realtà per me voglion dire tanto.
Oggi, quell’amorevole società chiamata ATM ha deciso che era venuto il momento di controllare se i suoi passeggeri avessero un documento di viaggio valido. E fu così che una schiera di diecimila controllori (una decina) munita di inquietanti taquini-multa ha sbarrato oggi pomeriggio l’uscita dal capolinea della linea gialla di Milano. Già dal treno capisco il mio terribile destino: perdere il pullman che di lì a 30 secondi sarebbe partito. Scatto verso l’uscita e al grido terrificante di “Prego il biglietto” estraggo in una frazione di secondo la mia tessera ATM, la porgo al controllore il quale inizia a guardarla, ma per troppo tempo. Con un balzo felino salto fuori dalla stazione, salgo le scale e vedo… il mio pullman partire di fronte ai miei occhi…
Oramai triste e rassegnato, mi siedo su una panchina a guardarmi sul mio iPod una puntata dei Griffin (guarda caso la prima in assoluto), puntata che mi prende particolarmente. Mi prende tanto che neppure mi accorgo del passare del tempo. Improvvisamente come una forza oscura mi dice di guardare l’ora. Terrorizzato volto lo sguardo a destra e vedo… il mio pullman! Dopo un “Oh, cacchio!” mi alzo, corro, vedo le porte chiudersi, agito le braccia come una ragazzina al concerto dei Jonas Brothers e finalmente salgo.
Così si concludono le mie avventure con i mezzi pubblici e non posso far altro che dar la colpa di tutto questo ai controllori. Sì perchè loro, come gli arbitri, sono un po’ i moderni capri espiatori della nostra società… quindi se perdo il pullman è colpa loro. TI ODIO ATM!