C’era un tempo

C’era un tempo in cui chi se ne frega di tutto. Bastava andare a giocare a pallone con gli amici e si era contenti. Ci si sedeva sulle panchine a sorseggiare Esta The parlando di totali idiozie perchè di altro non si parlava.

C’era un tempo in cui la bicicletta era l’unica cosa che ti servisse per poter raggiungere qualunque destinazione, chi se ne frega se si trova a centinaia di kilometri di distanza.

C’era un tempo in cui il computer era solo un mobile in casa che desideravo smontare a tutti i costi perchè non mi capacitavo di come quel mobile potesse scrivere delle parole su uno schermo.

C’era un tempo in cui le ragazze neanche interessavano, quasi fossero qualcosa di appestato e contagioso. Se anche solo rivolgevi loro un “ciao” tutti gli amici iniziavano a ridere e scherzare dicendo che l’amavi.

C’era un tempo in cui la scuola era una cosa poco impegnativa: andavi, passavi il tempo imparando a leggere, scrivere e contare senza neanche troppa fatica. Poi tornavi a casa, niente compiti e allenamenti di pallone.

C’era un tempo in cui l’estate era un periodo aspettato tutto l’anno, perchè significava 3 mesi ininterrotti di vacanza a spaccarsi dal ridere. Dove uscivi la mattina e tornavi a orari improponibili la sera, mezzo ammaccato per i motivi più oscuri ma attivo più che mai.

C’era un tempo in cui i genitori erano gli antipatici che non ti compravano i giochi della Play Station, ma di cui non avresti mai fatto a meno, anche se non l’avresti mai ammesso.

C’era un tempo in cui sapere l’inglese voleva dire saper giocare a Bingo e dire “hello”.

C’era un tempo in cui potevo ancora mettermi a pescare nel fiumiciattolo dietro casa mia senza il terrore di poter prendere qualche pesce radioattivo.

C’era un tempo in cui scrivevo storie perchè, sebbene fossi negato per scrivere, mi piaceva un sacco raccontare. Più a voce, certo, ma scriverle aveva il suo fascino.

C’era un tempo in cui la notte sognavo tanto e i sogni non mi rendevano triste.

C’era un tempo in cui i miei sogni erano diventare un ingenere aerospaziale perchè mi piaceva la parola “aerospaziale”.

C’era un tempo in cui solo coi sogni e le speranze riuscivo ad andare avanti. Ma a pensarci bene, quel tempo non è ancora finito.

Varie ed eventuali

Sono spesso grato del fatto di aver un blog. Grato non so a chi, considerando che me lo pago e me lo gestisco io. Diciamo grato del fatto che possa farlo.

In ogni caso credo che mi aiuti molto lo scrivere ciò che penso e ciò che mi affascina, senza preoccuparmi tanto di chi lo legge e del perchè. Mi piace l’idea di poter prendere, aprire un nuovo articolo e scrivere quello che mi passa per la testa.

In questo momento, infatti, mi è venuta voglia di parlare un po’ di come sia ingiusta la vita. Non trovate? Tu sei lì, ti fai lo sbatti per far sì che le cose vadano bene (e le cose effettivamente vanno bene), quand’ecco che l’inculata arriva. Può arrivare leggera, nascosta, pian piano. E quando te ne accorgi è già troppo tardi.

Poi arriva quella più dolorosa, l’inculata stratosferica, che ti uccide. Tu sei lì, calmo, gustandoti le bellezze della vita, quand’ecco che arriva come una martellata sui testicoli. E soffri. Tanto.

Il mondo non è un luogo per i giusti.

Citando una canzone dei Paramore, io per essere pessimista sono abbastanza ottimista. E questo è un bene, perchè non vedo solo lo schifo nel mondo. Tuttavia troppe esperienze mi han fatto capire che il mondo non è fatto per essere giusti. Se così fosse molte persone non avrebbero ciò che ora hanno, altre invece sì. Insomma, tutto sarebbe diverso. Forse anche noioso, chi lo sa. Ma diverso.

Per ora mi trovo a descrivere il mondo come ingiusto. Spero di essere smentito. Ma la mia ottimistica visione pessimista della vita mi spinge a pensare che no, non verrò smentito.

(Non sembra un post un po’ da emo? Del tipo “nessuno mi vuole bene quindi mi taglio le vene”? Bè un po’ sì, ma non è questo l’intento. Alla fine io vivo la mia vita normalmente e mi piace pure. Solo che rimango troppe volte deluso, tutto qui. Non mi taglierò le vene, non preoccupatevi 😀 )

Giornate uggiose

Non sto qui a parlare del tempo anche se, onestamente, fa veramente cagare per essere agosto. Il titolo di questo post è solo la prima cosa che mi è venuta in mente.

Bè, di che volevo parlare? Dunque… non so, pensavo in un post un po’ vago, di quelli che non faccio da ormai un po’ di tempo. E niente… ultimamente me ne sono successe di tutti i colori. Ultimamente ne sono successe di tutti i colori in generale. Ma non vorrei soffermarmi su questi aspetti, oserei dire, tristi della mia vita. Non ne ho voglia. Anzi preferirei pensare ad aspetti più felici della mia modesta esistenza. Vorrei, nonostante la tristezza suggerita dal tempo, pensare a cose felici. Pensare che nonostante tutte le cose tristi c’è sempre qualcosa di bello. Perchè a esser tristi si rischia di eclissare gli aspetti più belli della nostra vita. Si rischia di non godere dei bei momenti passati con le persone care e perderli, per sempre.

In questi giorni sto passando quello che io definisco “umorismo triste”, ovvero la mia camaleontica capacità di riuscire a ridere e scherzare nonostante le avversità della vita. Poi rileggo la frase che ho appena scritto e mi rendo conto delle stronzate che sto dicendo. Dai, siamo seri. Non ho ancora 20 anni e me ne dovrei rimanere qui a piangere su delle ipotetiche e alquanto frivole avversità della vita? La mia parte razionale è già sull’attenti e si schiera fortemente per il NO (anche se una delle avversità della vita in questo momento è “Perchè ca**o youtube non mi fa partire ‘sto video?”). Va bene l’emozione del momento, la tristezza e tutto. Ma come si può vivere così, tristi e presi male. Ci sono tante possibilità al mondo, tante esperienze ancora da fare, tanti traguardi ancora da raggiungere per fermarsi qui, ad aspettare.

Più vado avanti a scrivere questo post, più mi rendo conto di quanto rischio di scrivere un poema. Quindi mi fermo qui. Diciamo che è una specie di “stream of consciousness” (per chi non sapesse cos’è c’è google XD ). Basta. Non aggiungo altro. Voltiamo pagina e andiamo avanti, anche se è difficile. Ma se ci si pensa, se si hanno delle persone care al proprio fianco, tanto difficile poi non è.

Dedicato ad alcuni amici e, alla fine, anche a me.