Alessandro Gilioli al Presidente del Consiglio

Ho trovato in rete questa lettera scritta da Alessandro Gilioli in occasione del No B-Day del 5 Dicembre rivolta al Presidente del Consiglio e letta durante l’evento. A prescindere dalla manifestazione, questa lettera merita di essere diffusa e pubblicata, perchè espone idee a mio avviso molto interessanti da non sottovalutare. L’unico mio rammarico è di esserne venuto a conoscenza solo 3 mesi dopo.

Presidente Berlusconi, noi oggi siamo qui a darle una notizia: lei è un uomo del secolo scorso.

Siamo qui a comunicarle che lei è un uomo del tempo in cui bastava avere tre o quattro televisioni per imporre un modello culturale, un sogno fasullo, un partito creato a tavolino in una concessionaria di pubblicità.


Un uomo del tempo in cui comunicazione voleva dire pochi grandi proprietari di mass media che potevano fare e disfare la realtà a loro piacimento, stabilire ciò di cui si doveva avere paura e ciò che si doveva desiderare.

Un uomo del tempo in cui lei poteva entrare nelle case, nelle teste e nell’anima delle persone mescolando bugie e illusioni per modellarle secondo i suoi interessi prima economici e poi politici.

Bene, presidente Berlusconi, noi oggi siamo qui a dirle che quel tempo è finito.

Lo sappiamo, queste sera le sue tivù pubbliche e private faranno finta che noi non ci siamo mai stati, che oggi non sia successo niente e nessuno sia venuto qui a dirle quello che è già accaduto: e cioè che lei è diventato l’uomo del passato, è diventato l’uomo di un secolo che non c’è più.

Noi oggi siamo qui a comunicarle che il suo giocattolo si è rotto e non le servirà più a niente perché milioni di persone lo sapranno lo stesso, su Twitter e su Facebook, sui blog e su YouTube e in mille altri posti ancora di cui lei nemmeno conosce l’esistenza.

Oggi siamo qui a dirle che noi non siamo caduti nella sua trappola della paura e non crediamo più al modello conformista e al pensiero unico che lei, come i suoi amici dittatori sparsi per il mondo, ha imposto per vent’anni ingannando soprattutto i meno avveduti e i più vulnerabili: gli anziani, i poco istruiti, quegli elettori che lei stesso ha definito «bambini di quinta elementare e neppure tanto svegli».

Presidente Berlusconi, noi oggi siamo qui a dirle che la bolla d’aria in cui voleva tenerci per sempre chiusi è scoppiata.

Noi ora sappiamo aprire le finestre e vedere il mondo fuori che ride di lei, che la disprezza, che la sbugiarda. Non servono più a niente le censure delle sue tivù, non servono più a niente i piccoli e grandi servi che riempiono di bugie i suoi mass media. Perché noi sappiamo aprire le finestre e sconfiggere la paura del nuovo.

Presidente Berlusconi, ci guardi, non c’è niente di virtuale in questa piazza. Perché lei non lo sa ma il Web è soltanto uno strumento, un grande strumento che lei, uomo della tivù, semplicemente non conosce.

Noi non siamo virtuali, signor presidente, siamo persone in carne e anima che usano la Rete perché è il luogo della pluralità culturale, delle mille idee e dei mille confronti, della comunicazione orizzontale e degli unici miracoli davvero possibili, come quello che abbiamo creato oggi: una piazza piena di gente che si è organizzata in Rete e ora è qui tutta insieme, per dare a questo paese una scossa che è d’amore e non di rabbia.

Noi non siamo pirati informatici o aspiranti assassini via Facebook, signor presidente, siamo persone appassionate e forti, tolleranti e libere, curiose e coraggiose, innamorate della biodiversità intellettuale, culturale, etnica, etica, religiosa, politica.

Cioè proprio il contrario del suo modello, signor presidente: monocratico, verticale, impositivo, fasullo. E davvero sì, virtuale, quello.

Presidente Berlusconi, qui ci sono ragazzi che avevano 15 anni quando l’hanno vista per la prima volta in televisione a insultare i giudici, ad accusare ogni dissidente di essere comunista, a raccontare barzellette stupide e bugie pietose.

Adesso quei ragazzi hanno trent’anni, magari si sono sposati e hanno dei figli, ma se accendono la televisione trovano ancora lei – con i capelli dello stesso colore – lì a insultare i giudici, ad accusare ogni dissidente di essere comunista, a raccontare barzellette stupide e bugie pietose.

Ma loro e noi , insieme, nel frattempo abbiamo aperto le finestre, anche se lei non se n’è accorto, impegnato com’era a fare affari, ad allargare il suo potere e il suo io, a inventarsi nuove leggi che la mettessero al di sopra di ogni giudizio.

E noi oggi le mandiamo questa lettera per dirle che anche se lei cercherà di nascondere a se e agli altri la realtà e il nuovo secolo, saranno la realtà e il nuovo secolo a venirla a prendere.

Noi, presidente Berlusconi, oggi glielo diciamo con le parole di Aurelio Peccei, partigiano, imprenditore, pioniere del suo tempo.

«Quanto accadrà d’ora in avanti» diceva Peccei, «dipende da noi in una misura mai concepita nel passato, che noi dobbiamo fare appello a nuove forme di coraggio perchè uscire dal pozzo non è un’utopia ma una prospettiva assolutamente verosimile.

Lo è se vogliamo che lo sia».

Ecco perchè, per quanto cerchi di prolungare il suo giorno più in là, signor presidente, per lei la sera è arrivata.Onorevole Berlusconi, noi oggi siamo qui a darle la notizia che il suo tempo è finito.”

Alessandro Gilioli, 5 Dicembre 2009

Alessandro Gilioli nasce a Milano nel 1962.

Giornali a cui ha lavorato:

Domenica del Corriere (1986-1987)
Sette del Corriere della Sera (1987-1989)
Il Giornale (1989-1991)
L’Europeo (1991-1995)
Campus e Class (1995)
Gulliver (1995-1999)
HappyWeb (1999-2002)
L’espresso (2002 – presente)

No B-Day

Da ansa.it

re205ypcX_20091205ROMA – E’ confluito in piazza San Giovanni in Laterano a Roma il corteo No Berlusconi Day. “Sicuramente siamo più di un milione”, ha detto Gianfranco Massa, uno degli organizzatori.

Centinaia le bandiere: da quelle rosse di Rifondazione Comunista e del quotidiano l’Unità a quelle bianche di Di Pietro-Italia Dei Valori. Ma sono molti gli stendardi viola portati dagli esponenti della società civile che hanno scelto questo colore per rappresentare la loro non appartenenza politica. Sulla piazza persone di tutte le età: tanti i giovani, tantissime le famiglie con bambini, le coppie di mezza età, gli anziani e gli immigrati. Quasi tutti indossano qualcosa di viola: sciarpe, maglioni, gilet o gonne e c’é anche chi, come qualche ragazza, è scesa in piazza completamente vestita di viola, dalle scarpe al berretto.

Tra gli striscioni più significativi, uno enorme viola che recita ‘Berlusconi dimissioni’. “Si fa solo i c… suoi e a pagare siamo noi” gridano i manifestanti. “Buffone, buffone”. “Ladro e mafioso”, scandiscono ancora.

Il gruppo più ‘acceso’, ammantato di viola, innalza un fantoccio con le fattezze del presidente del Consiglio. Numerosi intonano cori: “Berlusconi a San Vittore”; qualcuno grida anche insulti in riferimento all’affare escort. In molti cartelli si elogia il presidente della Camera Gianfranco Fini: “Meno male che Gianfranco c’é”, recita uno slogan. Molti i riferimenti positivi a Napolitano. Non sono mancate soste per saltellare al grido di “Chi non salta Berlusconi è”.

Tra i volti noti i registi Mario Monicelli e Nanni Moretti e l’attore Silvio Orlando. Ha parlato l’attore Ascanio Celestini: “L’unico dato importante politico di questa giornata e’ l’auto-organizzazione, che da un po’ di anni funziona in Italia come dimostrano anche i casi del no Tav e di Chiaiano”. Per Celestini pero’ le manifestazioni non bastano: ”E’ vero che senza criminali al potere staremmo tutti meglio ma in questo paese anche se non ci fossero avremmo comunque una destra pericolosa e violenta e una sinistra invadente. Quello che serve e’ una prospettiva”.

Fonte: ansa.it

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