Ich bin in Berlin

Come avrete già capito da quello che scrivo sui socialcosi, ieri mi sono trasferito a Berlino. Il perché? Semplicemente mi è stata data la possibilità di trascorrere il mio tirocinio qui e, visto che di fare le cose normali non se ne parla, ho deciso di accettare.

Ora mi vedo però costretto a contraddirmi un po’ e a tornare indietro sulla frase precedente. Perché se lo scorso anno, quando sono stato in Finlandia 4 mesi per l’Erasmus, ero super eccitato da questa nuova avventura, ora il fatto di vivere all’estero per altrettanto tempo mi pare una cosa davvero normale, all’ordine del giorno, che non vale neppure la pena di dire in giro. La decisione è stata rapidissima, un mese prima della partenza, nessun particolare ripensamento. Come se mi fossi trasferito da Lodi Vecchio a Cernusco sul Naviglio. Più o meno.

Bè, alcuni dettagli sul mio soggiorno: ora vivo nella regione sud-est di Berlino, denominata Neukolln (con i due punti da qualche parte). Mi raccontava Guglielmo, il responsabile del mio tirocinio, che è una zona in forte crescita che è stata rivalutata nel corso degli anni. Lo prendo per buono. Lavoro a quattro fermate di metro (U7) da casa, circa 15 minuti in tutto per essere a Weserstraße 21, in un coworking space dove posso accedere 24/7 e avere caffè illimitato. In pratica, se alle 4:21 di notte ho voglia di farmi un espresso e non trovo un bar aperto faccio prima ad andare lì e farmelo da solo, gratis per giunta.

Berlino è una città strana, o la ami o la odi, nessuna via di mezzo. Il ricordo che avevo da quando sono stato qui nel 2007 è un po’ offuscato, ma comunque positivo. Voglio aspettare ancora qualche tempo per avere un parere completo della città, quindi stay tuned. Arriveranno di sicuro nuove storie e tante foto. Ok che lavoro, ma il tempo libero ce l’ho pure io, che diamine!

Mi è comunque capitato spesso, troppo spesso, nelle scorse settimane, di pensare alla Finlandia e davvero un po’ mi manca, forse più di quello che potessi immaginare. Una scena mi ritorna in mente: io in università, con i miei amici, fino a tardi per un progetto sfociato in quattro chiacchere, 7 di sera circa. Fuori è buio e osservo il paesaggio scorrere mentre il bus mi riporta a casa. Stanco per la giornata mi tuffo sul letto e sorrido: sono a casa.

Una strana allergia a casa

Credo che alla fine sia proprio questo il punto, l’aver sviluppato una strana allergia a casa, al rimanere a casa, o quantomeno a ciò che reputo tale, quindi un po’ tutta l’area di Lodi comprensiva di persone a me vicine. Questa è casa, certo, ma sebbene sia accogliente e sicura, mi trovo ancora una volta a voler scegliere di lasciarla e andare via per un po’.

Questo po’ è quantificato in 4-5 mesi, ancora non so di preciso, e il dove è Berlino, capitale della Germania, città già visitata in passato con annesso pellegrinaggio allo stadio olimpico dove l’Italia di Lippi vinse i Mondiali di calcio 2006. Ma questa è decisamente un’altra storia.

Questa volta si va lì per lavorare, per trascorrere il periodo di tirocinio obbligatorio previsto dal mio corso di laurea. Sarà qualcosa inerente lo sviluppo web e affini, qualcosa che comunque avrei potuto fare anche qui, in una qualunque azienda italiana di sviluppo web. Perché allora sbattermi, fare sacrifici e complicarmi la vita per questo tirocinio che poteva essere un qualcosa di tranquillo dietro casa?

Come dicevo, io la vedo un po’ come una strana allergia a casa, alla monotonia e alla linearità che ho rimanendo qui. Non so che opportunità avrò nel mio futuro, magari dovrò stabilizzarmi per lungo tempo in un luogo a causa del mio lavoro, e inoltre ho passato 20 anni della mia vita qui nella pianura padana. Quindi ora, ma anche più avanti, voglio sfruttare tutte le possibilità che mi vengono offerte, se ci sono i presupposti, perché non potrei mai perdonarmi di essermi fatto sfuggire l’occasione di provare nuove esperienze, di conoscere altra gente e modi diversi di pensare, lavorare, vivere.

Non è solo per il tirocinio obbligatorio, per i 21 crediti che comporta. Non è neppure per l’importanza che questa esperienza avrà nel mio curriculum. È per me.