E’ domenica, undici e trenta o mezzogiorno. Mi siedo a tavola per mangiare la mia classica pasta e un frutto. In mattinata ho controllato su internet i vari risultati, la classifica e il comunicato della giornata passata. Capisco di che partita si tratta, una sfida al vertice. Sembra che ci si debba mettere di impegno oggi.
Riempio la borsa: divisa nera, gialla, ciclamino… si sa mai che cavolo di divise ti tirano fuori le squadre. Taccuino, cartellini, orologio e fischietto. Sì, sembra esserci tutto. Controlliamo ancora, magari ho dimenticato qualcosa.
Poi si parte, in macchina verso un campo conosciuto o nuovo, poco importa. Le presentazioni, un sopralluogo e poi nello spogliatoio. Solo. Riscaldamento e riconoscimento e, infine, entrata in campo. Fischio d’inizio: inizia la mia partita.
È difficile da capire se non hai mai provato queste cose, ma dopo 6 anni di arbitraggio passare 2 mesi senza vedere un campo di calcio, senza provare tutte quelle emozioni che una partita ti da, bè… è strano. E tutto questo mi manca. Una delle pochissime cose che mi mancano da quando sono partito.