Quello che davvero mi manca

E’ domenica, undici e trenta o mezzogiorno. Mi siedo a tavola per mangiare la mia classica pasta e un frutto. In mattinata ho controllato su internet i vari risultati, la classifica e il comunicato della giornata passata. Capisco di che partita si tratta, una sfida al vertice. Sembra che ci si debba mettere di impegno oggi.

Riempio la borsa: divisa nera, gialla, ciclamino… si sa mai che cavolo di divise ti tirano fuori le squadre. Taccuino, cartellini, orologio e fischietto. Sì, sembra esserci tutto. Controlliamo ancora, magari ho dimenticato qualcosa.

Poi si parte, in macchina verso un campo conosciuto o nuovo, poco importa. Le presentazioni, un sopralluogo e poi nello spogliatoio. Solo. Riscaldamento e riconoscimento e, infine, entrata in campo. Fischio d’inizio: inizia la mia partita.

È difficile da capire se non hai mai provato queste cose, ma dopo 6 anni di arbitraggio passare 2 mesi senza vedere un campo di calcio, senza provare tutte quelle emozioni che una partita ti da, bè… è strano. E tutto questo mi manca. Una delle pochissime cose che mi mancano da quando sono partito.

Programma della giornata

Dormire, rilassarsi, dormire e di nuovo rilassarsi. Mi pare giusto, dopo aver arbitrato ieri sera alle 18 e stamattina alle 10 un minimo di riposo serve. Perchè, ovviamente, l’idea di poter risparmiare un po’ le forze giusto giusto per espletare le normali funzioni vitali non mi passa per nulla per la testa, anzi! Nell’ultimo minuto di recupero mi metto pure a fare uno scatto in area per seguire un’azione della squadra che vince oramai con 20 goal di vantaggio (sì, bè non erano proprio venti…) che, come avevo intuito circa mezzora prima, non si sarebbe conclusa in nulla.

Detto questo, Tagliavento ha fatto una gara perfetta, ecco tutto… giusto per soffocare sul nascere le proteste 😀