C’era un tempo

C’era un tempo in cui chi se ne frega di tutto. Bastava andare a giocare a pallone con gli amici e si era contenti. Ci si sedeva sulle panchine a sorseggiare Esta The parlando di totali idiozie perchè di altro non si parlava.

C’era un tempo in cui la bicicletta era l’unica cosa che ti servisse per poter raggiungere qualunque destinazione, chi se ne frega se si trova a centinaia di kilometri di distanza.

C’era un tempo in cui il computer era solo un mobile in casa che desideravo smontare a tutti i costi perchè non mi capacitavo di come quel mobile potesse scrivere delle parole su uno schermo.

C’era un tempo in cui le ragazze neanche interessavano, quasi fossero qualcosa di appestato e contagioso. Se anche solo rivolgevi loro un “ciao” tutti gli amici iniziavano a ridere e scherzare dicendo che l’amavi.

C’era un tempo in cui la scuola era una cosa poco impegnativa: andavi, passavi il tempo imparando a leggere, scrivere e contare senza neanche troppa fatica. Poi tornavi a casa, niente compiti e allenamenti di pallone.

C’era un tempo in cui l’estate era un periodo aspettato tutto l’anno, perchè significava 3 mesi ininterrotti di vacanza a spaccarsi dal ridere. Dove uscivi la mattina e tornavi a orari improponibili la sera, mezzo ammaccato per i motivi più oscuri ma attivo più che mai.

C’era un tempo in cui i genitori erano gli antipatici che non ti compravano i giochi della Play Station, ma di cui non avresti mai fatto a meno, anche se non l’avresti mai ammesso.

C’era un tempo in cui sapere l’inglese voleva dire saper giocare a Bingo e dire “hello”.

C’era un tempo in cui potevo ancora mettermi a pescare nel fiumiciattolo dietro casa mia senza il terrore di poter prendere qualche pesce radioattivo.

C’era un tempo in cui scrivevo storie perchè, sebbene fossi negato per scrivere, mi piaceva un sacco raccontare. Più a voce, certo, ma scriverle aveva il suo fascino.

C’era un tempo in cui la notte sognavo tanto e i sogni non mi rendevano triste.

C’era un tempo in cui i miei sogni erano diventare un ingenere aerospaziale perchè mi piaceva la parola “aerospaziale”.

C’era un tempo in cui solo coi sogni e le speranze riuscivo ad andare avanti. Ma a pensarci bene, quel tempo non è ancora finito.

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