Innanzitutto non avrei dato l’incarico a Bersani ma al M5s.
Credo sia abbastanza risaputo il mio orientamento politico e il mio dissenso nei confronti del movimento di Beppe Grillo, quindi suppongo che la precedente frase abbia un attimo confuso le idee, ma lasciate che vi spieghi.
Diciamo che in linea generale molti punti del M5s, che per altro sono in comune con quelli del PD, sono interessanti e meritevoli di attenzione. Il Movimento chiede il governo del Paese per poterli applicare, sostiene di essere l’unica forza politica in grado di farlo e che tutti gli altri non capiscono una cippa. Benissimo, lo dimostri quindi. Che prendano il Governo e facciano vedere ciò di cui sono capaci.
Dal mio punto di vista questa è una di quelle situazioni in cui, comunque vadano le cose, io come cittadino ne traggo un vantaggio. Si delineano infatti due differenti scenari:
1. Il M5s fa tutto quello che deve, promulga leggi che servono al paese, rilancia l’economia, il lavoro, dimezza i parlamentari, cambia la legge elettorale, ecc… Perfetto! Io mi sono sbagliato sul loro conto e mai potrei essere così felice di aver sbagliato visti i risultati ottenuti.
2. Poniamo invece che il M5s non riesca a fare a nulla, che finalmente capisca quanto sia difficile fare politica, che non si tratta solo di parlare al malcontento della gente ma anche di andare lì, in Parlamento, a sporcarsi le mani con la merda che c’è dentro e lavorare sperando di ottenere un compromesso per avere un minimo miglioramento. Forse in quel momento si renderanno conto, elettori inclusi, che non basta urlare per ottenere qualcosa.
E allora si tornerebbe alle elezioni, e lì il centrosinistra, con la sua innata capacità di perdere una partita già vinta, dovrà dimostrare di essere all’altezza del compito e in grado di rinnovarsi. Forse questo, sì, è l’unico rischio.