Volenti o nolenti, nel bene e nel male, oggi è la giornata di Steve Jobs, scomparso la notte passata a causa di un tumore che lo affliggeva da anni.
Molte sono state le reazioni di media e web, dallo straccio delle vesti con annesso pianto al più cinico “era un coglione”. Bene, io vorrei dissociarmi da entrambe queste reazioni, come è mio solito non mi schiero mai con gli estremi di pensiero.
Steve Jobs è stato un grande uomo, ha rivoluzionato l’informatica in un modo completamente diverso, portandola fuori da quell’universo semi-nerd per renderla disponibile all’utente più utonto che ci sia. L’ha fatto facendosi pagare, e tanto. Ma è questo che fa un’azienda: si fa pagare e guadagna soldi. È riuscito a creare un bisogno che fino a quel momento non c’era, vedasi iPhone e iPad, e ha fatto dell’immagine il suo cavallo di battaglia con cui ha ribaltato ogni pronostico.
Non bisogna però cadere nell’errore di divinizzare una persona del genere. Era semplicemente un grande uomo, importante per la storia della tecnologia e della cultura del 21° secolo, questo è indubbio, e come tale va ricordato, al pari di uomini come Bill Gates, Linus Torvalds, Larry Page, Sergey Brin, Mark Shuttleworth e tanti altri…
Ricordiamoci comunque che Steve Jobs aveva anche una famiglia e tanti amici che lo rimpiangono, uno tra questi il mio professore di LAN alla Metropolia, visibilmente commosso nel parlare del suo “vecchio amico degli States”.